Chiedi a uno studente di cinema del primo anno chi era Jacques Tati, e quasi certamente ti risponderà che non lo sa. Non per colpa sua, o non solo perlomeno, ma per via di un oblio che per una delle più grandi figure del cinema comico e moderno cominciò presto, quando Tati era ancora in vita, negli anni 70, a seguito del fallimento della sua casa di produzione e prima ancora dell’insuccesso del suo film più ambizioso e costoso, Play Time - Tempo di divertimento (1967). Film, va da sé, oggi considerato un capolavoro e una delle rappresentazioni più folgoranti dell’alienazione individuale in una società iper tecnologizzata (sempre quello stesso studente di cinema, una volta scoperto Tati e viste due sequenze di Play Time, rimane a bocca aperta e da lì in poi non lo scorda più).
Come ha detto lo stesso Tati, Play Time - che MUBI presenta con altri due capolavori, Le vacanze del signor Hulot (1953) e Mio zio (1958), in un piccolo omaggio al regista - «è il contrario di un film letterario, è piuttosto scritto come un balletto. È scritto in immagini». Tati è come sempre il signor Hulot, allampanato, goffo, fuori luogo, pasticcione e a suo modo geniale, dentro un mondo di vetro e cemento (l’iper moderna Tativille, la cui costruzione costò milioni di franchi mai rientrati) al quale cerca di aderire senza però arrivare mai a farne veramente parte. Se in Mio zio, girato quasi dieci anni prima, tra il buffo Hulot (che non parla mai, bofonchia) e la tecnologia c’è ancora una possibile dialettica, grazie allo scontro tra la vie de quartier parigina e la freddezza di una casa ultra tecnologizzata (con tutti i possibili gag del caso), in Play Time l’individuo ha perso, è immerso in un unico grande nonluogo (concetto teorizzato solamente nel 1992...), grigio come le scenografie geometriche e desolanti.
Nel cinema di Tati ogni cosa, persona, oggetto, gesto, suono, rumore, perde la sua funzione - o, meglio, la possibilità di essere definita in quanto tale - per acquisire un senso altro, sconosciuto e sorprendente nel momento in cui si rivela; la comicità diventa così un’epifania alla Bresson, la rivelazione di una realtà inesplorata. In Tati la straordinaria lezione concettuale di Keaton incontra l’idea chapliniana della ricompensa per il personaggio escluso alla Charlot, alieno e deviante ma disperatamente (e pure un po’ cinicamente) ansioso di far parte della società. Se in Play Time la risata, che nasce dall’osservazione degli altri e dall’interazione di Hulot con una realtà logicamente illogica, ha qualcosa di profondamente tragico, non è che il più gentile Le vacanze del signor Hulot sia da meno: girato a inizio anni 50, il film è uno sguardo tenero su una Francia finalmente spensierata (Hulot è in vacanza in una località balneare insieme a centinaia di piccoli borghesi come lui), dal quale, però, emerge come al solito un ritratto senza sconti di piccole, dolci miserie quotidiane.
Jacques Tati su MUBI
Play Time
Commedia - Francia 1967 - durata 108’
Titolo originale: Playtime
Regia: Jacques Tati
Con Jacques Tati, Barbara Dennek, Rita Maiden, Jacqueline Lecomte
Al cinema: Uscita in Italia il 14/06/2016
in streaming: su MUBI MUBI Amazon Channel
Le vacanze di monsieur Hulot
Comico - Francia 1953 - durata 96’
Titolo originale: Le vacances de Monsieur Hulot
Regia: Jacques Tati
Con Jacques Tati, Louis Perrault, Nathalie Pascaud, Michèle Rolla
Al cinema: Uscita in Italia il 02/08/2002
in streaming: su MUBI MUBI Amazon Channel
Mio zio
Commedia - Francia/Italia 1958 - durata 120’
Titolo originale: Mon oncle
Regia: Jacques Tati
Con Jacques Tati, Jean-Pierre Zola, Adrienne Servantie, Alain Bécourt
Al cinema: Uscita in Italia il 06/06/2016
in streaming: su MUBI MUBI Amazon Channel
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