“Artista della truffa” si suol dire, con artist in inglese. È il mestiere di Tom Ripley e vedendo all’opera, tra omicidi e contraffazioni, questo ometto bigio e glaciale viene da chiedersi cosa c’entri l’arte. Ripley non crea niente: copia, spreme e ricicla, il denaro come gli esseri umani. Eppure, restiamo affascinati a studiarlo, come lui studia il dipinto che balena tra una parete e l’altra di questa elegante miniserie: il Chitarrista di Picasso, dedalo di angoli e false prospettive come quelle seminate dall’assassino e ladro di identità Ripley.
Lo studiamo e a seconda della luce e dell’ombra, nell’incredibile fotografia in b/n firmata da Robert Elswit (Oscar per Il petroliere), vediamo di lui lati opposti: il mostro e l’umano, il sociopatico e l’ordinario, incarnazione di quei chiaroscuri caravaggeschi che fanno da leitmotiv e da chiave di lettura della serie, inseguiti su e giù per lo Stivale da Venezia a Palermo (treni, bus, traghetti: pure il Male è pendolare). Piccolo criminale fortuitamente messo sulla via di crimini più lucrativi e sanguinari, Ripley è, in questa intelligente rilettura, il grigio everyman di una (a)morality play che, quando non ci si palesa come sociopatico privo di scrupoli, mostra aspetti tanto umani da farci rabbrividire di oscena complicità.
Andrew Scott, sublime nel cesellare l’ingordigia, la goffaggine e l’astuzia del personaggio, non ha la faccia d’angelo dei suoi biondi predecessori (parliamo delle altre trasposizioni del medesimo primo volume del ciclo di Ripley di Patricia Highsmith, ossia Delitto in pieno sole con Alain Delon e Il talento di Mr. Ripley con Matt Damon), ma ha gli occhi avidi e il sorriso infantile di una creatura imprendibile, a suo modo personificazione di una vendetta di classe per cui è difficile non tifare: guardato dall’alto in basso per le umili origini, si scava il suo posto nel mondo dei milionari a suon di bugie e di omicidi brutti e sporchi (uccisioni lente e cruente, filmate con crudele, ironico distacco in ogni errore di esecuzione), e la sua interpretazione ci dà un brivido di illecita empatia quando sorride, felice come un bimbo, alla vista del lusso che la sua condotta amorale gli ha procurato.
Steven Zaillian (penna per Scorsese e Spielberg, Oscar per Schindler’s List, all’attivo in tv l’ottima The Night Of) scrive & dirige tutti e otto gli episodi (piccole lezioni di regia, nella parsimonia dei dialoghi e nel ritmo scandito da mdp e montaggio: sì, come al cinema) con gran senso del noir classico e gusto sopraffino per i comprimari, da Margherita Buy a Maurizio Lombardi (ma ogni portiere d’albergo ha la faccia perfetta per ritagliarsi cinque minuti di gloria, per non dire del regista Kenneth Lonergan nel ruolo di effettivo deus ex machina), pennellando un’Italia anti-cartolinesca, soffocata (tutta, dal mare ai Caravaggio) negli infiniti (ed eloquenti) toni di grigio e scolpita da geometrie aspre, chine ripide e gradini scivolosi. Quante scale, in questo Ripley, quante erte da salire per questo arrampicatore sociale dai modi brutali; «su, su, su, su, su, su...» va l’artista dello spremere e del sopravvivere, parassita in scarpe Ferragamo. Acquisito da Netflix dopo esser stato realizzato per Showtime, brilla sulla piattaforma come un UFO di lussuosa, goduriosa bellezza.
La serie tv
Ripley
Thriller - USA 2024 - durata 50’
Titolo originale: RIPLEY
Creato da: Patricia Highsmith, Steven Zaillian
Con Andrew Scott, Johnny Flynn, Francesco Foti, Margherita Buy, Maurizio Lombardi, Dakota Fanning
in streaming: su Netflix Netflix basic with Ads
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta