Annosa questione della meccanica celeste, il problema dei tre corpi - l’impossibilità di calcolare con accuratezza le interazioni tra tre o più oggetti nello spazio a causa della reciproca attrazione gravitazionale - è letterale, e letale, per i San-Ti, la misteriosa razza aliena che, nell’acclamato romanzo di Liu Cixin e nel relativo adattamento seriale Netflix, si prepara (con calma) a invadere la Terra: il loro pianeta sta in un sistema con tre soli che periodicamente li semi-annichilisce, rendendo così la fuga e la colonizzazione di un mondo altrui l’estremo rimedio a un male insolubile.
Pure per gli sceneggiatori Benioff e Weiss - già demiurghi (sul finale controversi) di Il trono di spade, che qui approcciano l’adattamento di un altro testo “infilmabile” insieme ad Alexander Woo (True Blood, The Terror) - il rompicapo è più che mai pratico: le regole dell’attrazione televisiva, soprattutto in un contesto ormai generalista come quello di Netflix, tirano da un lato, quelle della trasposizione letteraria dall’altro, e quelle dell’hard sci-fi del romanzo - scritto da un ex ingegnere e salutato in tutto il mondo come un plausibile erede contemporaneo di Asimov e Clarke - da un altro ancora.
Il terzetto di showrunner sceglie prima di tutto una via “internazionale” (che per gli spettatori occidentali significa “anglocentrica”), pur conservando l’incipit durante la Rivoluzione culturale cinese, e naturalmente tenta di legare l’interesse del pubblico alle vicende umane dei personaggi (spezzettando il punto di vista pressoché unico e squisitamente “funzionale” del libro in diversi caratteri) più che agli enigmi (fanta)scientifici, comunque semplificati per raggiungere una comprensione più vasta.
Sono scelte sensate, probabilmente le uniche disponibili date le condizioni di partenza; il problema (!) è che la specificità della fonte non viene sostituita da nulla di altrettanto memorabile, complici anche un cast solidamente medio (brilla soprattutto lo stropicciato e poco facilmente impressionabile detective interpretato da Benedict Wong, ma il quintetto di giovani scienziati veleggia poco sopra l’anonimato - con metaconsapevolezza, però, visto che Saul/Jovan Adepo si permette di dire a Auggie/Eiza González «sei di una bellezza noiosa, come quella di un’attrice che può ambire al massimo a esser protagonista di uno Speed 3») e la solita messa in scena piatta e uniforme che è ormai la marca estetica del catalogo netflixiano (qualche autore nelle interviste promozionali ha provato a evocare Denis Villeneuve: pura utopia).
Gli otto episodi si consumano veloci, illuminati da idee di cui s’intravedono le potenzialità spettacolari e filosofiche (“come si prepara l’umanità tutta a una minaccia esistenziale lontana qualche centinaio d’anni?” è una questione che dovrebbe suonarci vicinissima) ma che difficilmente vengono approfondite oltre le necessità di avanzamento del plot. Soprattutto, Il problema dei 3 corpi, con tutta la sua aurea di “infilmabilità” e le sue promesse di grandiosità, finisce spesso per ricordare altre, ormai vecchie, serie, che dai limiti del piccolo schermo sapevano cavare universi e mitologie in espansione, immensamente più grandi, e appassionanti, di questi.
La serie tv
Il problema dei 3 corpi
Fantascienza - USA 2024 - durata 58’
Titolo originale: 3 Body Problem
Creato da: David Benioff, D.B. Weiss
Con Benedict Wong, Stephen Samson, John Dagleish, Jess Hong, Dominic Vedder, Simonas Zmuidzinas
in streaming: su Netflix Netflix basic with Ads
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