Presentato Fuori concorso all’ultimo festival di Berlino, Occhiali neri è il nuovo thriller di Dario Argento, che torna dietro la macchina da presa dopo dieci anni (il suo ultimo film era Dracula 3D). Lo abbiamo incontrato per l’occasione.
Con Occhiali neri si ritorna al giallo a tinte forti, ci spiega la genesi?
Come nasce un mio film? È la domanda che forse mi fanno più spesso e alla quale non riesco a trovare mai una risposta. I miei film possono nascere da un’emozione, una sensazione, un pensiero, una illuminazione che poi, giorno dopo giorno, come i pezzi di un puzzle vanno a creare uno scenario, l’affresco di una storia che io sento come se fosse accaduta davvero. Anche Occhiali neri è in fondo nato così, non saprei dire esattamente né come né quando, è qualcosa che è accaduto.
Ha scritto il film insieme a Franco Ferrini, con cui lavora da circa quarant’anni. Come funziona il processo di scrittura a quattro mani?
Con Franco Ferrini c’è un rapporto di collaborazione molto stretto, sì. Prima di scrivere discutiamo molto, questa è da sempre una fase di lavoro che amo particolarmente. Le confesso che quando insieme a Bernardo Bertolucci scrissi il soggetto di C’era una volta il West di Sergio Leone, il processo che portò dal soggetto al trattamento durò quasi tre mesi, durante i quali le discussioni con Bernardo e Sergio non finivano mai e si rimetteva spesso in gioco tutto. Non ho cambiato metodo, a maggior ragione con Franco. Ci incontriamo al mattino e cominciamo a discutere delle idee che ci sono venute la sera prima, per giorni. Questo confronto dialettico crea la direzione narrativa del film prima che sia scritto sulla pagina.
Della realizzazione di un film quale momento preferisce?
Per me il montaggio è il momento più pesante. Di sicuro quello che amo meno nella lavorazione di un film. La scrittura e le riprese sono invece esaltanti, la scrittura per quel che dicevo prima, il set perché tengo molto al contatto e allo scambio di emozioni con chi lavora insieme a me, a partire naturalmente dagli attori con i quali cerco di instaurare una relazione empatica, così da cogliere ogni suggerimento creativo da parte loro.
Ha per la prima volta recitato come protagonista in Vortex di Gaspar Noé, film bellissimo. L’ha in qualche modo influenzata l’esperienza francese?
L’esperienza di Vortex è stata molto bella, il regista Gaspar Noé mi ha fatto sentire a mio agio e totalmente coinvolto nella lavorazione, però il suo stile non è il mio. Gaspar invita all’improvvisazione, quasi tutto il film è nato praticamente sul set, io invece ho bisogno di cominciare le riprese con uno schema più preparato. Poi naturalmente lascio spazio ai suggerimenti degli attori qualora li consideri buoni per la definizione dei personaggi o per la direzione che devono prendere le storie, però no, non credo che il metodo di Noé né la mia partecipazione come interprete a Vortex abbiano in alcun modo influenzato il mio modo di lavorare.
La si è accusata di avere gradualmente perso interesse per le trame gialle in favore di un onirismo astratto e soprannaturale, anche nelle storie più “realistiche”...
Se per trama gialla intendiamo l’enigma, ci sono film nei quali ha un peso maggiore di altri ma non direi che la riflessione riguarda soltanto quelli con una struttura poliziesca più marcata, gialla appunto. Credo che il mio enigma più complesso, forse anche più affascinante, sia quello di Inferno, lì si procede molto a livello simbolico, ci sono segni da decifrare, magari piccole cose oscure, credo sia sbagliato pensare che l’importanza dell’enigma sia solo proporzionale al peso della “trama gialla”. Non nel mio cinema per lo meno.
C’è una scena molto bella in Occhiali neri girata di notte tra gli stagni, quasi delle paludi, della campagna romana. Come ha pensato a questa ambientazione?
Rispetto alla campagna umbra o toscana, diversamente rigogliose, la foresta romana (Argento la definisce proprio così, «foresta», nda) è meno nota, più sottovalutata, molto cespugliosa e ruvida. Da qui l’idea di una ambientazione come questa, utile anche per ribadire l’archetipo fiabesco della paura. Ma la foresta e questa incursione di Diana tra acquitrini e animali, insieme a un bambino piccolo, non rimanda solo alla fiaba, ha anche un che di onirico e si collega direttamente alla condizione del personaggio. Lei non vede, quello che ha intorno può solo immaginarlo, così un contesto nel quale è scaraventata da una situazione di pericolo finisce per avere quei connotati misteriosi e selvaggi.
Ilenia Pastorelli, che interpreta la protagonista Diana, pare nata per il genere. Come si è trovato con lei?
Mi sono trovato benissimo con Ilenia Pastorelli. Non solo ha capito perfettamente dove volevo andare con il personaggio di Diana, quali emozioni cogliere e rappresentare, ma ha dato a tutto il film un grande vigore. Era importante avere un’attrice con questa sensibilità perché Occhiali neri, nel descrivere il rapporto con Andrea Zhang, il piccolo protagonista, si apre a possibilità forse inedite nel mio cinema fino a ora: la tenerezza e il sentimento.
IL FILM
Occhiali neri
Horror - Francia, Italia 2021 - durata 87’
Regia: Dario Argento
Con Ilenia Pastorelli, Asia Argento, Andrea Gherpelli, Mario Pirrello, Maria Rosaria Russo, Gennaro Iaccarino
Al cinema: Uscita in Italia il 24/02/2022
in streaming: su Mediaset Infinity Rakuten TV Apple TV Rai Play Amazon Video Google Play Movies Timvision
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