Non so perché Rory Scovel mi faccia venire in mente Troy McLure dei Simpson – ed è un complimento, ovviamente. Sarà che lo ricorda quando ti accorgi che nel suo ultimo speciale – Rory Scovel: Religion, Sex, and a Few Things in Between, tecnicamente inedito in Italia (è distribuito da HBO) – passa metà del tempo a prendere sottilmente in giro quel desiderio finto riluttante che hanno le mezze celebrità di apparire a tutti i costi, nonostante siano consapevoli della propria insipienza e del vuoto cosmico attorno a cui ruota quell’attenzione. Sarà quella risata con cui ogni tanto accompagna le sue uscite, che suona come il divertimento di una persona che, come Troy McLure insegna nella puntata in cui sposa la sorella di Marge per puro teatro, ha imparato a manipolare un pubblico senza colpo ferire. Fatto sta che...

Salve, sono Rory Scovel. Forse vi ricorderete di me per essere stato il marito della protagonista Sheila, interpretata da Rose Byrne, nella caustica serie Apple TV+ Physical, ufficialmente etichettata come “drama” pur essendo una satira di quell’edonismo anni ‘80 composto in parti uguali da cocaina e ottimismo consapevolmente ingiustificato. Io faccio la mia porca figura interpretando Danny Basettoni, un bambacione inetto, liberale ma solo con il culo degli altri e del tutto ego-riferito. O forse vi ricorderete di me per l’unico speciale che ho caricato su Netflix, Rory Scovel Tries Stand-Up for the First Time, in cui ho mentito sapendo di mentina: non era la prima volta che facevo stand up – anzi – ma quelli che guardano Netflix mi conoscevano perché facevo le sitcom (Ground Floor è arrivata anche in Italia, Those Who Can’t mi si sa di no), mica perché andavo in giro per locali rigorosamente fumosi a far ridere la gente facendo finta di aver paura di non saper far ridere la gente. Mi paragonano a Seinfeld, come tipo di umorismo d’osservazione, ma mi sa che sono anche meglio: io almeno sono un po’ in grado di variare e di portare diversi strati di comicità nel mio spettacolo, lui è molto bravo a scrivere e raccontare barzellette. Cos’altro su di me? Ah già, durante la pandemia ho caricato uno speciale su YouTube che potreste godervi in attesa che Max sia disponibile anche in Italia.

In Religion, Sex, and a Few Things in Between – prodotto dal sempre ganzo Conan O’Brien (non a caso ex autore della stagione d’oro dei Simpson) – Scovel sale sul palco sulle note a palla di Relax dei Frankie Goes To Hollywood, con tanto di spettacolo di luci laser e montaggio hongkonghese: casino delirio cazzi e mazzi & tutte cose esagerate per poi, come fa giustamente notare lui ammazzando il mood e facendolo resuscitare di molto migliorato, vedere lo spettacolo parlato di uno che fa discorsi su alcune robe che ha notato nella vita. Questo è il nostro comico della settimana: uno che mantiene ciò che promette (Religion, Sex, and a Few Things in Between parla di religione, di sesso e di qualche altra faccenda tra un argomento e l’altro) e uno in possesso di una persona comica davvero affascinante, che per certi versi non dovrebbe funzionare ma che invece, sospinta dai talenti di Scoven come autore e (specialmente) attore brillante, marcia alla grande. 

Scovel ha l’energia irresistibile – sia arrogante, sia dimessa e insicura (da tizio che alle orge si mette in disparte con le spalle incurvate e un’erezione piena perché teme di non piacere alla ragazza) – di una versione californiana-pentita di Nanni Moretti nella telefonata di Ecce Bombo. Suona strano come concetto. Suona empio. Ma a pensarci bene, a pensare a un Nanni Moretti amerigano e 40enne: buttala via come idea di comicità. È vero, è un rimando quasi impossibile – nonostante la tendenza al soliloquio, il linguaggio di Moretti c’entra effettivamente poco con il monologo comico – e infatti per rimanere aggrappati al sogno si devono aggiungere gli appigli della tecnica di stand up, sui quali lo speciale di Scovel si appoggia costantemente.

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Rory Scovel: Religion, Sex, and a Few Things in Between

La quantità di rimandi e punch line meta-testuali che coinvolgono la reazione del pubblico, sembrano quasi improvvisate e calzano a pennello con la persona comica di Scovel, una maschera con la sindrome dell’impostore addosso che fa da catarsi a uno stand up comedian che in realtà ha perfettamente il controllo della situazione. Un Nanni Moretti – che da giovane faceva surf ma oggi guarda storto i surfisti – che parla di dio e di religione con lo stesso scetticismo (“Sono andato in chiesa migliaia di volte e ho mangiato funghetti allucinogeni a dir tanto una trentina di volte: con quali delle due esperienze mi sono avvicinato di più a dio secondo voi? Badate bene che se sbagliate la risposta fareste meglio a uccidervi, grazie. ”) con cui affronta fantasie impossibili sulle ammucchiate e realtà terribili sul cunnilingus – una pratica che nessuno insegna mai a nessuno, e codesta mancanza arreca serio disdoro a tutte le parti coinvolte.

Autore

Nicola Cupperi

Scrive per FilmTv perché gliel'ha consigliato il dottore. Nel tempo libero fa la scenografia mobile. Il suo spirito guida è un orso grigio con le fattezze di Takeshi Kitano.