I suoi film son come un rock

Molti anni fa Claudio Carabba, critico cinematografico di cui si è perso lo stampo, scrisse su “L’Europeo” un articolo dedicato a Lucio Fulci dal fenomenale titolo: E se fosse bravo? In effetti il dottor Fulci (spesso così denominato perché aveva studiato medicina, anche se poi si laureò in lettere) era stato per troppo tempo considerato un professionista buono per molte stagioni (cinematografiche), anche se lui si diceva soprattutto scrittore («come regista mi considero un errore di Totò, mi volle lui dietro la macchina da presa, io stavo tanto bene a fare lo sceneggiatore!»). Ma alcuni suoi film, specie gli horror o Non si sevizia un paperino (il suo capolavoro), hanno una cifra personale incontestabile.

Nella library di The Film Club, sul canale Minerva Classic, trovate alcuni suoi lavori tra i quali I ragazzi del Juke-Box (1959) e Urlatori alla sbarra (1960), prototipi dei musicarelli. I ragazzi del Juke-Box lanciò Adriano Celentano come attore; qui canta Il tuo bacio è come un rock scritta appunto da Fulci con Piero Vivarelli, uno dei più grandi successi del Molleggiato. Lanciò anche il filone delle parodie spionistiche con Franco e Ciccio, da vedere 00-2 agenti segretissimi (1964) dove due ladruncoli siciliani cadono nel trappolone del servizio segreto americano. Presente nella library anche il suo secondo titolo con i due comici siciliani, il meno noto I due parà (1965) piuttosto interessante per come ironizza sulla rivoluzione cubana.

In uno staterello inventato dell’America Latina, Franco e Ciccio vengono scambiati per barbudos rivoluzionari dagli sbarbados appoggiati dagli Usa. La satira politica si ferma qui, ma come al solito in Fulci abbondano le situazioni divertenti. Per «non essere ricordato come il regista di Franco e Ciccio» nel 1966 il cineasta di Trastevere decide di darsi al western. Il primo risultato è Le colt cantarono la morte e fu... tempo di massacro da un copione di Fernando Di Leo che Lucio volle ancora più crudele e violento. «Il mio» disse, «era un esperimento artaudiano» riferendosi al teatro della crudeltà di Antonin Artaud.

Alla fine degli anni 60 passò al giallo e poi all’horror, specializzandosi definitivamente nei due generi. Il suo 8 1/2 in campo horror è Un gatto nel cervello (1990), cult movie malato con Fulci che mette in scena se stesso in crisi per i film truculenti che realizza. Decide per questo di andare in cura da uno psicologo ma sceglie senza saperlo un assassino. Se non lo avete mai visto non perdetelo perché non assomiglia a nient’altro. Il suo ultimo film, quasi testamentario, prodotto da Joe D’Amato, è Le porte del silenzio (1992), riflessione sulla morte. Ma Minerva Classic propone anche Conquest, un barbarico fantasy del 1983 realizzato sulla scia del grande successo di Conan il barbaro di John Milius, con sceneggiatura di Oliver Stone. Conquest si ricorda anche perché il giovane protagonista è Andrea Occhipinti, oggi a capo di Lucky Red.

Lucio Fulci su The Film Club