Può sembrare curioso che un film dedicato a Cosmo, uno degli artisti elettronici più in vista in Italia, si chiami Antipop, come a indicarne una certa riluttanza alla fama. In realtà, oltre al riferimento all’omonima canzone del disco La terza estate dell’amore (2021), in cui il cantante ironizza sul suo rapporto tra la purezza creativa e il voler far ballare più persone possibile («tu fai la hit/io torno vergine»), il film di Jacopo Farina e il suo titolo aiutano a capire cosa sia stato l’indie italiano di provincia degli anni 10.
Un racconto scandito dalla voce di Marco Jacopo Bianchi, in arte Cosmo, assieme a quelle dei suoi amici e della sua strana famiglia; come anche dal contesto di Ivrea, città laboriosa, indolente ma anche folle, con la sua tradizionale battaglia delle arance di Carnevale. La musica risulta un condensato, una via di fuga dalla noia, una sequela di slanci e delusioni giovanili che non è affatto detto che si assesteranno con l’età adulta. Per Marco, ci sono prima gli inizi con il rock dei Mélange, poi i Drink To Me, infine il progetto Cosmo, in un tragitto lungo 20 anni che molto ha a che fare con il mondo del precariato e poco con il pop da classifica.
Il film racconta anche la svolta del 2016, il live al Forum di Assago (Milano) nel 2019, ma riesce a far passare, con buona dose d’onestà, la consapevolezza di come il successo, giunto per Cosmo a 35 anni, possa anche essere solo una splendida parentesi. Un risultato costruito sugli ideali di libertà propri della cultura rave, e su anni di gavetta nell’Ivrea paranoica.
Il film
Antipop
Documentario - Italia 2023 - durata 55’
Regia: Jacopo Farina
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