Su Netflix trovate una serie che si intitola La donna nella casa di fronte alla ragazza dalla finestra (d’ora in avanti LDNCDFARDF). LDNCDFARDF non è una serie particolarmente riuscita. Cerca di fare la parodia a quel genere di thriller psicologico tutto ansia, paranoia e twist finale nel momento in cui viene rivelato il colpevole, però non azzecca i toni e, a parte la divertente (ma tardiva) locura dell’episodio finale, finisce con il mancare quasi tutti i bersagli.
Una cosa si salva di LDNCDFARDF, però, ed è la protagonista Kristen Bell. Non è la prima volta che l’attrice esibisce le sue doti comiche in una serie (ne ha anche creata una per il web), dimostrando un potenziale brillante che già si intravedeva in quel gioiellino di post-modernismo pop che è stato Veronica Mars. Nel caso specifico di LDNCDFARDF, Bell è un’oasi di sottile umorismo deadpan intrappolata nella tempesta perfetta di una sceneggiatura mal concepita.
Ci si trova costretti a scrivere “deadpan” perché in italiano, e più specificatamente nello scarno e datato vernacolo che si riferisce all’umorismo, non esiste un corrispettivo che non sia una lunga perifrasi che più o meno potrebbe fare così: il deadpan è una forma di espressione comica fatta di deliberata neutralità emotiva per contrastare il ridicolo o l’assurdo di un argomento. Una discreta traduzione di una sola parola potrebbe essere “laconico”, anche se manca di specificità umoristica. Una traduzione letterale potrebbe essere “impassibile”, o “imperturbabile”; anche se, ancora una volta, si perde il riferimento allo stacco tra situazione ridicola e reazione piatta.
Per farla molto breve ma altrettanto efficace, il deadpan è quel tipo di comicità resa celebre (e perfetta) da Buster Keaton, e che poi ha influenzato generazioni e generazioni di comici successivi. Basti pensare a Bill Murray, a John Cleese in Fawlty Towers (ma anche in diversi sketch dei Monty Python), a Rowan Atkinson (per restare nel Regno Unito) o al vero e proprio sultano dell’umorismo deadpan negli anni 80 e 90: Leslie Nielsen.
L’intuizione sul potenziale della comicità deadpan, quella grande faccia di pietra di Buster Keaton l’ha semplicemente ricavata dall’esperienza: ai tempi del vaudeville, all’inizio della sua carriera, Keaton notava come il pubblico reagisse con risate più scroscianti tutte le volte che il comico rimaneva impassibile alle sue stesse battute. Molto semplice dunque. Un trucco facile facile che tutti potrebbero utilizzare, vero? Mica tanto però.
Non solo ci vuole la faccia giusta, anche se non è così perfetta come quella di pietra di Keaton. Non solo servono i tempi comici corretti (e quelli, se non vengono naturalmente, sono complicati da insegnare). Ma c’è sempre il piccolo dettaglio di dover scrivere una buona battuta a cui poter reagire, facendo del deadpan il tipo di umorismo più facile da isolare, ma anche quello più complicato da strutturare.
Per questo la brillantezza di Kristen Bell in LDNCDFARDF va notata e ammirata. Allo stesso tempo, una delle ragioni migliori per cui amare la comicità laconica è che calza alla perfezione su qualsiasi tipologia di scrittura brillante, e si adatta a qualsiasi formato. Sitcom (Sheldon Cooper in The Big Bang Theory), o Ron Swanson in Parks and Recreation), lungometraggi, webserie, sketch show e stand-up – basti pensare a Anthony Jeselnik, Steven Wright o al sempre troppo poco compianto Norm Macdonald.
Quaggiù, nella terra delle barzellette e del Bagaglino, acquistare familiarità con una comicità leggermente scollata dalla tradizione e darle un nome ben preciso è già un buon primo passo per ampliare le nostre vedute comiche.
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