Ho controllato e in certe parti dell’Italia settentrionale e centrale, fino in Romagna, il titolo Have It All del nuovo speciale di Taylor Tomlinson – ancora su Netflix, portate pazienza – si traduce con la celestiale perifrasi ellittica: uovo, gallina e culo caldo. La puoi interpretare come vuoi, ma il significato è sempre quello. È un elenco di tre elementi che tutti insieme non solo non li puoi avere, ma se li desideri ardentemente sei proprio avidə. Cioè, datti anche una calmata. Chi ti credi di essere, Elon Musk che per prendere su l’uovo appena fatto dalla gallina riesce a tenere il culo caldo perché tanto va uno dei figli con il nome strano o un cyborg raccogli uova? Tomlinson, talentuosa comica stand-up nata e cresciuta in California e, a trent’anni da poco compiuti (la volta che iddio non se l’è presa quant’è giovane) già arrivata al suo terzo speciale su Netflix, ha deciso che lei la vita la vede così, e mi sembra un buon passo verso una serena maturità: non si può avere tutto dalla vita. È impossibile no?
Per noi che abbiamo ricevuto in dote le planimetrie della pazza pazza simpatia, dell’introversione acrobatica e della scarsa manualità, sembra quasi ovvio essere nati con un codice genetico che insiste maggiormente sulla personalità che sulla gradevolezza estetica. Ci sta. Nessuno può avere tutto dalla vita. “E poi ho visto dal vivo Hugh Jackman. E ho pensato che forse è possibile avere tutto dalla vita. Ma non c’è rimasto niente perché Dio ha dato tutto a Hugh. Vederlo è stato un’esperienza religiosa che tutti dovrebbero fare prima o poi nella vita, tipo vedere il Gran Canyon. È stato come visitare le cascate del Niagara: puoi portarci la famiglia, ti bagni ma non è fastidioso”. Dico io, amicə (questa è più difficile del solito da pronunziare), come si fa a non voler bene a un comico o a una comica che ha un’idea così esatta e corretta di Hugh Jackman? Impossibile. Quando sei così addentro al fan club di Jackman, sai già che hai a che fare con una persona in gamba, super sveglia e con un senso estetico di caratura superiore.
Per essere brava, Taylor Tomlinson è piuttosto brava. E “piuttosto” potrebbe persino essere un eufemismo. Fulminata sulla via di un locale comico di Damasco, dice che Tomlinson ha iniziato a esibirsi a 16 anni quando il padre – cattolico furibondo che nei monologhi della figlia sembra la causa di ogni sua idiosincrasia psicopatologica – li iscrive insieme a un corso di stand-up. Lei scopre cosa vuole fare nella vita e, faccenda fondamentale e causa di invidia vera, realizza che questa roba qui è quella che le riesce meglio e con più naturalezza in assoluto. E allora buttati, Taylor. E si è buttata. Ha mollato gli studi, e ha iniziato un’intensa gavetta che si poteva già dire conclusa alla tenera età di 27 anni, quando Netflix le gira gli spicci per il casello dall’apposito scomparto del SUV del dirigente e la rende una comica ricca, finanziandole un primo ottimo speciale (Quarter-Life Crisis) che porta ai tour internazionali, che a sua volta richiamano successo sui social (è una delle comiche più seguite al mondo su TikTok), che da par suo fa drizzare le antenne ai vecchi media. Oggi Tomlinson è anche la presentatrice di un contenitore televisivo per finti giovani, che si chiama @fter midnight, va in onda a orari da fumatori incalliti di THC ed è un panel game show comico simile a quelli condotti da Jimmy Carr che da sempre spopolano nel Regno Unito.
Uovo, gallina e culo caldo Have It All è un gran bel monologo comico, realizzato da una professionista che, nonostante la giovane età, sta sul palco come una vecchia lupa di mare con la pelle talmente incuoiata dal sole e dal vento salato che nemmeno il cancro ha il coraggio di provare a rompere le scatole. Per capire la sua età anagrafica serve aspettare i primi riferimenti alla cultura popolare, che sono molto furbetti (furbi perfetti) farsi amare dai colleghi millennial (come i wrestler buoni o i cantanti rock che hanno tante città preferite quante sono le date del tuor) e non c’è niente di male – Harry Potter, i Jonas Brothers, Glee, Una mamma per amica – con anche qualche poco ardita puntata fra i desiderata della generazione Z (“Ultimamente sto cercando di capire se sono bisessuale o se ho solo bingiato troppo in fretta Euphoria”).
Gran parte dello spettacolo, però, è una sessione creativa di psicoterapia in pubblico messa in scena dalla persona comica di Tomlinson, versione esagerata di una trentenne con i problems da trentenne nella quale, però, è semplice riconoscersi – anche al di là di differenze generazionali – grazie all’abilità da performer e autrice della californiana. Ne esce fuori il ritratto di una persona serenamente complessata e iper-consapevole di se stessa – chissà come mai ha scelto una carriera nella stand-up – afflitta da una serie di auto-proclamate (ed esasperate a uso comico) problematiche con la figura paterna – CHISSÀ COME MAI – su cui ammette di stare lavorando “Ma adesso tramite la terapia e non più in amore, grazie mille. Ero arrivata ad avere un gruppo su whatsapp con mio padre e i miei ex dove scrivevo tutto in maiuscolo: oggi non mi sento bella, a vostro parere di chi è la colpa? Apriamo il dibattito”.
Particolarmente attenta al linguaggio, ai temi della salute mentale e alla sensibilità con cui ci si può esprimere senza far torto alla potenza comica delle battute, Tomlinson racconta i propri disagi e li esorcizza, concentrandosi soprattutto sui pregi e i difetti dell’essere single – “Sono single da un anno ed è stato il periodo più rilassante di tutta la mia vita. Mi sveglio la mattina con il sorriso pensando: che bello, anche oggi non c’è nessuno che mi farà piangere se non me stessa”. Se da ventenne sei terrorizzato dall’idea di essere single, perché è il più terribile dei memento mori e ti fa venire il terrore di morire da solə, “da trentenne pensi che tanto di sicuro non morirai in solitaria; non sei mica un escursionista, quando te ne andrai avrai un dottore o un serial killer al tuo fianco”. Essere single non è brutto. È dover avere degli appuntamenti che è brutto. “È come essere un peluche nel cubo trasparente con il gancio in sala giochi. Pensi sempre che sia la volta buona, e invece”. Tutto molto bello e interessante, confezionato con estrema competenza comica e con un flow che scaturisce davvero in maniera naturale. L’unico appunto è una certa ripetitività tematica, di costruzione delle battute e persino di regia dello spettacolo in sé rispetto agli speciali precedenti (soprattutto Quarter-Life Crisis). Ma se hai un addettə stampa bravə la fai passare per stile e via che si vola.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta