Geometrie amorose

Un ciclo di film sul triangolo. Sentimentale, naturalmente, e per questo lanciato il giorno di San Valentino («avanguardia pura!», direbbe Miranda Priestly). Al di là del titolo astruso (La geometria non è un reato: triangoli d’amore nel cinema), i film raccolti sono notevoli, e in un paio di casi nuovi arrivati sulla piattaforma.

Brevi incontri di Kira Muratova, per esempio, e L’ètà acerba di André Téchiné, uno diretto da una regista che sarebbe diventata figura chiave del cinema sovietico degli anni 60 e 70 (anche se questo suo primo film in solitaria, dopo l’esordio con il marito Aleksandr Muratov, venne subito bloccato) e l’altro dal cantore aspro e romanticissimo di amori violenti e strazianti. In Brevi incontri, anno 1967, c’è l’eco delle nuove onde che allora lambivano i cinema di tutto mondo, c’è un incontro tra una ragazza ingenua, un funzionario e l’amante di quest’ultimo che diventa uno spaccato sulla gioventù di un paese in cerca di libertà. L’età acerba (1994), invece, è un racconto crudele d’amore e disperazione in una Francia provinciale che fa i conti con la guerra d’Algeria, con la rivoluzione sessuale e, nelle storie di amori e odi adolescenziali, con la scoperta dei sentimenti e del sesso. Téchiné gira con una foga e una dolcezza impareggiabili e trent’anni dopo gli eventi che racconta (il film è ambientato all’inizio dei 60) sa esprimere un sentimento di sbandamento universale e senza tempo.

All’origine del suo cinema c’è sicuramente il lavoro di chi l’ha preceduto di una generazione: ovviamente il Truffaut di Jules et Jim (1962), modello di ogni storia d’amore alla luce chiara e ariosa della nouvelle vague, il Jacques Rozier di Adieu Philippine (ancora del 1962, e un tempo da noi conosciuto come Desideri nel sole), giostra di sentimenti sotto il sole della Corsica a cui proprio la Guerra d’Algeria mette fine, e idealmente Agnès Varda, anche se il film presentato nel ciclo di MUBI, Lions Love (... and Lies) (1969), è un’atipica avventura nella California della Summer of Love e della controcultura hippy.

Oltre la nouvelle vague e lo stesso Téchiné c’è Christophe Honoré, più giovane di diversi anni e che di tutti i nomi citati è un erede più o meno dichiarato, soprattutto ai tempi del musical Les chansons d’amour (2007), tra i suoi lavori più sinceri. Infine, fuori dal solco tracciato dal cinema francese, gli altri film in programma: Donna Flor e i suoi due mariti di Bruno Barreto (1976), dal celebre romanzo di Jorge Amado, e storia di lei (cioè Sonia Braga), dell’amante e del fantasma del marito morto; Spring Fever di Lou Ye (2009), torbido incrocio di desideri etero e omosessuali all’epoca premiato a Cannes per la miglior sceneggiatura, e infine Passages di Ira Sachs (2023), di cui la rivista ha già parlato, esempio sottovalutato di cinema contemporaneo capace di raccontare i sentimenti, e attraverso essi l’immaterialità del mondo che ci circonda.

Geometrie amorose su MUBI