È la più vicina di sempre al nostro oggi, questa annata di Fargo: si svolge nell’autunno del 2019, mentre si prepara il primo impeachment all’allora presidente Trump, e i suoi elettori già si sentono vittime. Il vittimismo miope e violento di chi crede che la costituzione sia solo un ostacolo alla “vera” giustizia, proprio questo è il sentimento che anima il villain di stagione: nel lungo fil rouge di uomini che odiano le donne che dal Fargo originale dei Coen ha attraversato le riletture seriali di Noah Hawley, lo sceriffo Roy Tillman è il più repellente; di tutti i mariti che han cercato di liberarsi del muliebre fardello, quello più recidivo e inarrestabile; già alla terza consorte, quando lo incontriamo è re del suo ranch, ai suoi ordini un esercito attrezzato con armi confiscate.
Jon Hamm, al ruolo più rilevante dai tempi di Mad Men, lo incarna con mostruosa credibilità: farebbe sorridere, la sua truppa di cowboy rissosi contro gli agenti federali, se non sapessimo cos’è stato il 6 gennaio 2021; sembrerebbero grottesche, le scene in cui si posa per la foto di famiglia coi fucili imbracciati, se in apertura di ogni episodio l’ormai celebre cartello non ci ricordasse che «questa è una storia vera», e Fargo fotografa l’America in modo implacabilmente acuto, divertente e terrificante.
Stavolta a partire da una moglie scampata anni prima e ora braccata, pure nella sua nuova vita, dall’ottuso e potente (pessima combinazione) sceriffo Tillman; è Dorothy Lyon, nome da leone e spirito da tigre, un peso piuma capace di stendere, come la prova esplosiva di Juno Temple. E se la violenza di genere ha sempre percorso, dicevamo, l’ossatura della storia originale coeniana e le sue reiterazioni, qui è messa esplicitamente a tema, inquadrando il sessismo reazionario e la mascolinità fragile & brutale (ad accompagnare il passo di Roy c’è la versione strumentale di Toxic di Britney Spears già usata, non a caso, in Una donna promettente) di chi si sente vittima di una «caccia alle streghe». «Ma lo sa cos’è una caccia alle streghe?» ribatte l’agente federale; «non si tratta di streghe che cacciano gli uomini, ma di uomini che uccidono le donne per mantenere il controllo».
Così, nella sgangherata odissea di Dorothy (che fugge scalza, senza scarpette rosse; Il mago di Oz era uno degli echi dell’annata precedente), la sorellanza si rivela un’utopia, un sogno a occhi aperti (memorabile la suocera incarnata da Jennifer Jason Leigh, pelliccia sul cappotto e sullo stomaco), e l’alleanza più improbabile arriva con un nichilista di lebowskiana memoria, Ole Munch, omaccione laconico come il Peter Stormare del Fargo originale e con chioma alla Anton Chigurh. Già, perché in quest’annata è Non è un paese per vecchi a disseminare di indizi coeniani la narrazione, come sempre splendidamente orchestrata da Hawley e soci, stavolta nelle forme di un western allucinato e sogghignante, fra assedi al drugstore, case-trappola allestite come in una versione cruenta di Mamma ho perso l’aereo, flashback mistici e folli («500 anni prima»!) e puntate surreali (la settima, Linda) in odore di Ari Aster. Una commedia nerissima, dove la vendetta si consuma fredda, e il perdono è caldo come il chili.
La serie tv
Fargo
Poliziesco - USA 2014 - durata 48’
Titolo originale: Fargo
Creato da: Karen Rolfe, Noah Hawley
Con Allison Tolman, Angel Rosario Jr., David Thewlis, Jim Gaffigan, Fred Melamed, Carrie Coon
in streaming: su Sky Go Now TV Mediaset Infinity Amazon Prime Video
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