Nato alla vigilia della caduta del Muro di Berlino, il Trieste Film Festival è il primo e più importante appuntamento italiano con il cinema dell’Europa centro-orientale: da oltre trent’anni un osservatorio privilegiato su cinematografie e autori spesso poco noti – se non addirittura sconosciuti – al pubblico italiano, e più in generale a quello “occidentale”.
Giunto oggi alla sua trentacinquesima edizione, il Festival si appresta ad aprire i battenti non con una, ma con ben due proiezioni inaugurali. Infatti, complici le esigenze dei teatri che la ospitano, la manifestazione torna a fare di necessità virtù, dando il giusto risalto a due titoli che hanno segnato l’ultimo scorcio del 2023: il 19 gennaio la programmazione del Teatro Miela si inaugura con Do Not Expect Too Much from the End of the World di Radu Jude, che è insieme un vertiginoso film teorico sul cinema e una critica esplosiva al cinismo del capitalismo moderno; il 23 gennaio sarà invece il Politeama Rossetti ad accogliere il secondo film di apertura del festival, quel Green Border, Premio Speciale della Giuria all’ultima Mostra di Venezia, che segna il grande ritorno di una maestra del cinema europeo, la polacca Agnieszka Holland.
Il concorso lungometraggi e il concorso documentari (rispettivamente composti da sette e dieci titoli) sono sicuramente le sezioni più attese dal pubblico che popolerà le sale del Festival. Tuttavia, i grandi nomi del cinema europeo abiteranno anche la programmazione più collaterale. Tra eventi speciali, proiezioni fuori concorso e cortometraggi, non mancheranno infatti gli sguardi di autori come Cristi Puiu, Jonathan Glazer o Gábor Reisz. Inoltre, ci sarà spazio anche per la sezione Fuori dagli sche(r)mi, una vetrina dedicata a nuove prospettive e a nuove forme cinematografiche, a titoli più “liberi” nelle durate e nelle strutture narrative, a ibridazioni di generi e linguaggi: punti di vista sul cinema e sul mondo diversi e mai banali. Così come grande attenzione sarà riservata al Premio Corso Salani, iniziativa che intende dare un’opportunità di visibilità e promozione ai lungometraggi italiani indipendenti che ricercano una distribuzione italiana e/o internazionale e che non hanno ancora trovato il buio delle sale.
Non mancheranno poi le proposte dedicate al pubblico più giovane. La sezione TSFF dei piccoli è infatti un vero e proprio “festival nel festival” dedicato alle famiglie, alle bambine e ai bambini, grazie a proiezioni di cortometraggi e lungometraggi d’autore e laboratori creativi.
Invece, sarà dedicato al cinema tedesco l’ormai tradizionale appuntamento con Wild Roses, la sezione del Trieste Film Festival che ogni anno fa il punto sulle cineaste di un Paese dell’Europa centro-orientale: dopo Polonia, Georgia e Ucraina, dunque, ecco una selezione – a cura della Executive Director della Berlinale Mariëtte Rissenbeek – degli sguardi femminili più interessanti della Germania contemporanea.
In programma 13 titoli di altrettante autrici: film spesso premiati in giro per il mondo, ma anche opere meno universalmente note, in grado di svelare nomi (ancora) da scoprire per il pubblico italiano, che – spiega Nicoletta Romeo, direttrice artistica del Trieste Film Festival – «ci mostreranno un Paese moderno, inclusivo, multiculturale e lontano dagli stereotipi». A guidare la delegazione tedesca sarà Margarethe von Trotta, ospite a Trieste per presentare il suo nuovo film, Ingeborg Bachmann – Journey into the Desert.
Altri nomi familiari al pubblico dei festival internazionali: Maren Ade, la rivelazione di Cannes 2016 che col suo Vi presento Toni Erdmann fece conoscere al mondo un’attrice straordinaria come Sandra Hüller; Valeska Grisebach e Angela Schanelec, con i loro lavori più recenti (rispettivamente Western, visto sulla Croisette nel 2017, e Music, migliore sceneggiatura all’ultima Berlinale); Maria Speth, Orso d’argento per Mr. Bachmann and His Class, e Maria Schrader, Premio del pubblico agli European Film Awards con Stefan Zweig: Farewell to Europe; Emily Atef con il suo ritratto di un’inedita Romy Schneider in 3 Days in Quiberon.
Inoltre, anche quest’anno, come ormai tradizione, si rinnova la collaborazione tra il Trieste Film Festival e il Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani (SNCCI), che ancora una volta ha scelto il palcoscenico del Politeama Rossetti per premiare, all’inizio del nuovo anno, i migliori titoli usciti nelle sale nell’anno appena trascorso. Due i riconoscimenti, al miglior film italiano e al miglior film internazionale. Tra gli italiani, a ‘imporsi’ come il più votato nel referendum promosso dal sindacato tra tutti i propri soci è stato Rapito di Marco Bellocchio, già premiato nel 2020 per Il traditore. Pacifiction - Un mondo sommerso di Albert Serra è invece il miglior film in assoluto fra tutti quelli distribuiti in sala nel nostro Paese nel corso del 2023. In questo caso a votare è stata la commissione incaricata di segnalare i Film della Critica (28 quelli di quest’anno).
Se foste impossibilitati a partecipare attivamente al festival ma voleste approfondire i titoli in programma, vi rimandiamo direttamente al sito ufficiale della manifestazione www.triestefilmfestival.it, dove sono disponibili anche tutte le notizie relative a orari, luoghi e attività extra organizzate in occasione della 35ª edizione del Trieste Film Festival.
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