Chi sta uccidendo uno dopo l’altro i robot più avanzati del mondo? E soprattutto perché? Pluto è l’adattamento animato dell’omonimo manga realizzato dal 2003 al 2009 da Naoki Urasawa, uno dei mangaka oggi più importanti e influenti, capace di imporsi presso una platea globale con titoli affascinanti e complessi come 20th Century Boys e Monster (quest’ultimo diventato una serie animata, proposta anche da Netflix con successo). C’è nel manga come nell’anime - fedelissimo fin nel character design e nel tratto lungo le sue otto puntate di un’ora, a ripetere la scansione dei volumi di partenza - una densità di temi e personaggi capace di trovare una sintesi esemplare e spesso sorprendente, in modo non dissimile dal Watchmen di Moore e Gibbons, al quale, non insensatamente, è stato da più d’uno accostato.
Come quest’ultimo, d’altronde, rielaborava in modo originale un oscuro pantheon supereroistico del passato, così anche Urasawa è partito dall’idea di una sorta di remake personalissimo di Il più grande robot del mondo, uno degli episodi più belli e celebrati della saga seminale e amatissima in patria del robot bambino Atom (da noi Astro Boy) di Osamu Tezuka. Ma già l’averlo intitolato al villain di quella storia, il misterioso e potentissimo Pluto, dall’origine straziante e tragica, in fondo ne capovolge l’assunto in una direzione molto più ambigua e scivolosa, quasi a voler raccontare un altro punto di vista. Che è quello di personaggi problematici, tutt’altro che monolitici, spesso in crisi, come i sette robot al centro della vicenda, a partire da Atom medesimo e da Gesicht, poliziotto androide tedesco incaricato delle indagini in un clima di sospetto e di paranoia, tutti coinvolti più o meno direttamente nel grande conflitto eticamente discutibile, appena concluso, tra la Confederazione della Tracia e la Persia, annientata perché accusata di produrre armi di distruzione di massa, dietro il quale s’intravede in filigrana la guerra Usa-Iraq.
Infatti, il mondo di Pluto è anche il nostro, appena sotto le mentite spoglie di una tecnologia più evoluta, soprattutto nella convivenza non facile tra uomini e robot (di tutti i tipi, da quelli con sembianze umane a quelli dalle fogge e forme più varie e curiose). Un mondo al contempo dietro l’angolo nel futuro e insieme già alle nostre spalle (pensando al manga originale di Tezuka e anche a quello di Urasawa) dove si pongono questioni quanto mai attuali, come l’evoluzione inarrestabile delle AI, l’indistinguibilità di umani e robot (ben oltre le apparenze esteriori), l’avvicinamento graduale e inesorabile degli esseri artificiali ai sentimenti e alle emozioni umane. Non solo un (ottimo) thriller sci-fi screziato di noir, Pluto sa emozionare facendo deflagrare l’interiorità di tutti i suoi personaggi, umani e non, che siano, tra i tanti possibili esempi, una coppia di androidi in lacrime per la morte del proprio figlio robot, uno scienziato geniale forse smarritosi dopo aver ricreato il figlio perduto in un essere artificiale perfetto oppure una macchina da combattimento in fuga dalla violenza travolta all’improvviso dalla bellezza della musica. Se guardate un solo anime all’anno, dovrebbe essere probabilmente questo.
La serie tv
Pluto
Animazione - Giappone 2023 - durata 60’
Titolo originale: ?????
Creato da: Osamu Tezuka
Con Laura Megan Stahl, Kirk Thornton, Toshihiko Seki, Romi Park, Michael Sorich, Ron Bottitta
in streaming: su Netflix Netflix basic with Ads
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