Le recensioni di casa, su questa serie inglese (ma a dirla meglio scozzese) prodotta e distribuita da ITV dicono che quasi quasi assomiglia a un cruciverba o a un sudoku. Nel senso che c’è dell’intrattenimento in un rompicapo ben congegnato, e c’è uno sforzo mentale certamente non banale da dedicargli; come in Payback, dove svariate tessere di un puzzle – grande quanto la criminalità finanziaria di Edimburgo, quindi almeno un 5000 pezzi – vengono sparse sullo schermo, con lo spettatore che le assembla man mano, fino ad avere un quadro appena più chiaro dopo ogni scena. È vero che il thriller di gangster con il conto in banca creato e sceneggiato dalla veterana Debbie O’Malley procede con quel passo lì – uno svelamento parziale dopo l’altro, flash di informazioni che si attaccano a questa o quella scena precedente – ma è anche ingiusto dargli del freddo meccanismo a orologeria, simile a un sudoku.
In un sudoku non c’è Peter Mullan, con il pizzetto e la faccia da scozzese pronto a riprendersi a mani nude il castello di Edimburgo alla prima scoreggia sbagliata di Carlo, che ti guarda intensamente negli occhi e ti chiede come stanno i tuoi due figli. Né c’è il sollievo, che senti insieme alla protagonista femminile Lexie, quando scopri che il marito sì, le mentiva per quanto riguardava il suo lavoro, ma no, non aveva mai pensato di abbandonarla per rifugiarsi negli Stati Uniti con l’amante. Sono sfumature emotive che, purtroppo, un Bartezzaghi non potrebbe regalare. Potrebbe regalare rabbia, frustrazione, senso di inadeguatezza, soddisfazione e financo boria; ma non Peter Mullan che ti minaccia senza minacciarti e senza perdere il sorriso.
Payback, peraltro, è una di quelle serie con le pubblicità. Ci pensate mai a quanto cambia con le interruzioni pubblicitarie la visione di un episodio di una serie tv? Grazie al capitone, ci mancherebbe. Non ci pensate perché sembra ovvio e assodato. Clint Eastwood con il cappello e Clint Eastwood senza, due realtà parimenti valide ed equipollenti. Il fatto è che quando ci sono gli stacchi di pubblicità in un puntata non cambia solo la nostra fruizione, ma cambia anche la scrittura stessa di quella serie. Se uno sceneggiatore sa di scrivere per una serie la cui distribuzione principale è su un’emittente generalista che prevede tre consigli per gli acquisti nello spazio di un episodio che dura 60 minuti, allora produrrà copioni che contengono tre mini cliffhanger, piccoli momenti di sospensione interna tra una scena e l’altra. E la differenza all’interno dell’andamento di una narrazione si sente enormemente.
Abbiamo un padre di famiglia edimburghese in apparenza amorevole e posato, che però è anche molto bravo a raccontare le bugie quelle grosse e ad avere la faccia come il culo. Poi c’è un Peter Mullan dall’aria malvagia e di nome Callum Morris che, davanti a un portatile nella cucina con ampia vetrata della sua villa in campagna, attende la conferma di aver vinto all’asta un’isola il cui acquisto da parte sua non deve essere assolutamente rintracciato dalle forze dell’ordine.
Quindi conosciamo un poliziotto ansioso, consapevole che la suddetta transazione finanziaria non particolarmente specchiata sta per realizzarsi: vorrebbe tanto rintracciare il danaro utilizzato per l’offerta in modo da poter incastrare una volta per tutte l’imprenditore zozzo Morris. Al marito bugiardo arrivano messaggini sui progressi della transazione proprio mentre viene accoltellato da quattro figuri incappucciati fuori da un minimarket, il tutto davanti agli occhi impotenti della moglie, Lexie. E tutto questo prima dei titoli di testa. Cold open intenso, quello di Payback.
L’episodio pilota si apre ufficialmente, dopo la premessa, quando Peter Mullan viene avvisato della morte del marito bugiardo, Jared, che era anche il suo contabile, quello che lo aiutava a rendersi invisibile nei suoi magheggi finanziari. La polizia, nel frattempo, frigna un po’ perché l’offerta di Morris all’asta non è stata finalizzata. In realtà è proprio successo che i milioni di euro in contanti che dovevano essere usati per l’acquisto, dopo essere stati passati in lavatrice e nascosti attraverso diversi conti a Malta e Cipro, si siano fermati prima dell’ultimo piolo della scala. Jared era la persona incaricata di far fare l’ultimo gradino al denaro per l’acquisto dell’isola, tramite un conto a cui solo lui aveva accesso. E ora Jared è morto; senza contare che Peter Mullan non ha la sua isola. E quando a Peter Mullan neghi l’isola che voleva avere a tutti i costi, succedono cose brutte secondo me. Qui entra in ballo Lexie, vittima inconsapevole delle bugie del marito, che deve proteggere le due figlie e provvedere per loro cercando di tenersi buono Peter Mullan; ma che vuole anche capire chi è stato a ordinare l’omicidio di Jared. Quanta solidità amici.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta