È una cosa molto buffa, ma funziona davvero così. Se ci fate caso, le uniche due categorie di interpreti che non ci fanno storcere il naso quando improvvisano sono o i grandi attori – Jack Nicholson e il suo «Here’s Johnny» («Sono il lupo cattivo»), solo per fare un esempio particolarmente iconico – oppure i comici; o lo fanno i migliori pupilli di Tespi, ovvero i figli prediletti che portano la nobile arte della recitazione nell’iperuranio delle muse, oppure i guitti e gli istrioni che fanno il loro mestiere di guitti e istrioni.
In mezzo il vuoto, e anche la sensazione che il tipo di improvvisazione portato sul palco dall’Al Pacino o dal Daniel Day Lewis di turno sia trattato con molta più stima e riverenza rispetto alle jam session comiche di maestri del genere come Bill Murray, Will Ferrell o Will Arnett. Eppure, l’arte dell’improvvisazione comica (specialmente teatrale) ha una storia vecchia quasi quanto le assi del palcoscenico – oltre al canovaccio della commedia dell’arte, si potrebbe tornare ancora più indietro fino agli albori (sempre legati a testi brillanti e popolari) di Aristofane e Plauto.
Quello che manca ancora oggi è una traduzione audiovisiva (accettata da pubblico e performer) di questo tipo di meccanica in un contesto narrativo chiuso e, se non replicabile, quantomeno riconoscibile.
È vero: l’energia del teatro comico improvvisato, in tutte le sue istanze – e ce ne sono molte: dal playback theatre al match di improvvisazione teatrale e al theatresport, passando per la forma tutta italiana dell’imprò – è quasi impossibile da tradurre in un formato che non sia in presenza: viene a mancare quello scambio fondamentale (e unico e, in teoria, irripetibile) tra attori e pubblico.
La stessa cosa, però, si potrebbe dire dello stand-up; anche se lo scambio, in quel caso, è leggermente più univoco. L’idea di filmare e riproporre come spettacolo televisivo il monologo comico, però, è accettata e sfruttata da tempo; quella di immortalare uno spettacolo di improvvisazione, invece, ha cominciato a prendere piede solamente negli ultimi anni. E funziona! L’hanno fatto, nel 2020 per Netflix, Thomas Middleditch e Ben Schwartz, mettendo insieme uno spettacolo esilarante.
Qui è dove improvvisano un colloquio di lavoro in cui le domande le fa un software
E pensare a quanti comici improvvisatori di talento abbiamo perso per strada in nome della dittatura delle sceneggiature – si fa per dire, è che ultimamente va tanto di moda usare a sproposito la parola “dittatura”. Oltre al già citato Bill Murray – uno di quelli che durante la sua carriera è riuscito a prendersi più libertà extra copione (troviamo esempi in Caddyshack - Scuola di golf, in Tootsie, in Ghostbusters) – vale la pena di ricordare gli atti di John Belushi, soprattutto in Animal House («Sono uno spara-cibo»), la generazione di matti capitanata da Will Ferrell (specialmente quando è stata magnificata dalla regia libertaria di Adam McKay), lo stoicismo di Steve Carell: tanti splendidi lampi di improvvisazione, mai concentrati, però, in un formato in cui l’intuizione del momento prende sistematicamente il posto di un copione.
Murderville è uno dei rari tentativi di portare le dinamiche di improvvisazione teatrale in un contesto più strutturato. E, guarda un po’, funziona quasi alla perfezione. La cornice sceneggiata è quella di una stazione di polizia popolata dai personaggi ricorrenti della serie, fra cui il protagonista Will Arnett (Gob di Arrested Development e voce di BoJack Horseman) nei panni del detective Terry Seattle. In ogni episodio c’è un nuovo delitto, e per ogni nuovo caso il detective Seattle viene affiancato da una celebre guest star (nei panni di se stessa) che dovrà cercare di risolvere il caso di omicidio senza aver letto la sceneggiatura, improvvisando sulla base degli stimoli forniti dal resto degli interpreti.
La serie prende spunto dall’inglese Murder in Successville, in cui gli ospiti famosi apparivano nei panni del morto o degli indiziati, lasciando il grosso del lavoro sporco al cast regolare. Murderville spinge l’assunto ancora più in là, facendo dell’improvvisazione non un accessorio, bensì il motore dello show. E dimostrando un’altra volta (un po’ come aveva fatto LOL l’anno scorso) che al di là delle nostre comfort zone, esistono modi diversi per ridere e approcciare la comicità.
La serie tv
Murderville
Giallo - USA 2022 - durata 35’
Titolo originale: Murderville
Con Will Arnett, Haneefah Wood, Lilan Bowden, Philip Smithey, Steven Zirnkilton, Owen Burke
in streaming: su Netflix Netflix basic with Ads
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