Regia di Nicholas Ray vedi scheda film
In questo film stranissimo, scomparso e poi tornato alla luce, Nicholas Ray sembra volere a tutti i costi dimostrare la discontinuità con il proprio passato hollywoodiano con il quale viene identificato anche dalle nuove generazioni (i ragazzi della scuola di cinema gli ricordano i suoi Johnny Guitar e Gioventù bruciata).
Ne risulta un film sperimentale e caotico, che prende forza dalla propria incompletezza e dalla propria impossibilità di completezza. Sembra la reazione di un vecchio cineasta nei confronti di un "sistema" che da anni non gli consentiva di finire un film (non a caso l'autobiografia del regista si intitola Sono stato interrotto). La reazione consiste nell'estremizzare volutamente questo senso d'incompiutezza.
Questo film di Ray - l'ultima opera completamente sua e davvero personale - ha come contenuto uno spettacolo caotico, difficilmente digeribile anche in un periodo nel quale certo cinema sperimentale ha avuto pieno diritto di cittadinanza.
Non possiamo tornare a casa è dunque un titolo di notevole pregnanza, perché riguarda sia i ragazzi che, usciti di casa in conflitto con le famiglie, non possono pensare di farvi ritorno, ma anche l'anziano regista, il quale ha tagliato ormai ogni ponte con il suo modo di fare cinema degli anni Quaranta e Cinquanta.
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