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Il vocabolario dei sentimenti - Attesa (7)
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All'interno di un film l'attesa può rivestire ruoli diversi, preponderanti come marginali ma sempre decisivi per l'impatto complessivo.

 

Ci sono film che concentrano tutto sul finale, costruito con cura certosina attraverso un'attesa che cresce e gonfia fin quasi al punto da esasperare lo spettatore e portarlo ad invocare una soddisfazione anche minima. Il bravo regista la negherà o darà un contentino sufficiente appena a stimolare un ulteriore appetito, quello scadente cederà compassionevolmente alle suppliche, come l'inesperto ragazzino che decide di rivelare alla fidanzatina il regalo che troverà, prima ancora che questa l'abbia scartato. Dogville, Quattro minuti, l'attesa è decisiva, il finale sarebbe nulla senza.

 

Altri invece si dedicano all'estetica, all'intrattenimento e l'attesa lì è un sottile margine, appena percepibile; è istantanea, subito saziata si rigetta ingorda sulla storia come una belva famelica in cerca di altri istanti. Un po' come cadere e rialzarsi infinite volte, altalenando su una giostra immaginifica, l'attesa si rigenera ed esplode continuamente, come un orgasmo multiplo. E' il caso di sontuosi action movie e storie in cui il ritmo, la tensione e l'attenzione sono onnipresenti come L.A. Confidential, Sin City, come I soliti sospetti o, ancora, comici dalle tempistiche perfette come La cena dei cretini o Frankenstein Jr.

 

Altri ancora prevedono l'attesa in momenti strategici. Si lascia che lo spettatore osservi una scena, entri in essa e sospenda la sua mente all'interno della trama; a quel punto la strategia del regista aracnide è quella di proiettare un'attesa, sotto qualsiasi forma, purché sufficiente ad aprire uno spiraglio nella mente stordita ed innestarvi un messaggio profondo e decisivo. E' questo il caso già menzionato da filmosky, nell'intelligente citazione di Ghost World.

 

Infine ci sono quei film in cui l'attesa è la protagonista diretta od occulta, il fine e mezzo con cui lo spettatore è invitato ad osservarsi dentro, durante la proiezione. Il vecchio e il mare, Big Fish.

 

Perché molti maledicono certi film? Perché non gradiscono l'assenza di un finale o che lo stesso venga arrabattato alla meno peggio? Perché, in definitiva, le loro attese sono state deluse. Hanno coltivato quel film come si fa con una piantina, all'interno del loro essere, e non ne è nato alcun germoglio, nessun fiore, nessun frutto.

 

L'attesa è, dunque, quella che separa uno spettatore inferocito da uno entusiasta; perché no, l'essenza stessa del cinema.

 

 

 

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