Regia di Carlo Campogalliani vedi scheda film
Tolta la tara della produzione 'alimentare' (basso profilo, sceneggiatura formata da un rapido assemblaggio di sketch) e di una comicità da avanspettacolo ormai vecchia, usurata già ai tempi dell'uscita del film, non si può che dire bene di questo Bellezze in bicicletta. C'è il ritmo, ci sono i volti celebri (più che altro veloci comparsate), c'è il lieto fine e c'è il mestiere del 66enne Campogalliani, navigato e ormai capace di confezionare simili commediole anche a occhi chiusi. Il problema è però non farli chiudere allo spettatore; ed è risolto felicemente, perchè al di là di un intreccio piuttosto insignificante e di una verve comica, come detto, decisamente sorpassata già ai tempi, Bellezze in bicicletta ha fra i suoi pregi l'idea innovativa - per il genere - di affidare i ruoli centrali a due attrici (le soubrette, anche fuori dal grande schermo, Delia Scala e Silvana Pampanini) e di contornarle con una lista di partner maschili di sicuro richiamo: Carlo Croccolo, Peppino De Filippo, Aroldo Tieri, Luigi Pavese, Renato Rascel, Carlo Ninchi, Arnoldo Foà, Virgilio Riento sono quelli più noti. Il prodotto è godibile per la sua innocenza, forza (soprattutto rivisto oltre sei decadi dopo) e anche limite dell'intera operazione, così come per il motivetto eponimo, di grande successo, che fornisce lo spunto sia per la trama che per una scena nel finale, senza comunque far degenerare la pellicola nel genere musicale. Anche il copione è opera di firme abituali per il filone leggero: oltre a quella del regista compaiono quelle di Mario Amendola e dell'accoppiata Marchesi/Metz. 3,5/10.
Due ballerine devono raggiungere la compagnia teatrale di Totò a Milano. Perso il treno e rifiutato un passaggio in macchina, tenteranno ogni modo per arrivare alla meta, compresa la bicicletta, partecipando a una corsa ciclistica.
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