Regia di Martin Herbert (Alberto De Martino) vedi scheda film
Durante la guerra civile americana un manipolo di soldati sudisti tenta di raggiungere il Messico passando attraverso Fort Worth, un fortino posto proprio sul confine. Per riuscire nell'ingegnoso piano, i sudisti si alleano addirittura con gli indiani. Ma i nordisti non si lasciano sorprendere.
“Questa guerra è completamente inutile, come tutte le altre. Ma noi viviamo in questa era, che ci piaccia o no. I nostri figli non capiranno mai le ragioni di tutta questa distruzione. E chissà, magari un giorno da così tanta sofferenza sorgerà qualcosa di grande e duraturo, così che i nostri sacrifici non saranno stati fatti invano”. Non sembrano parole uscite dalla bocca di un soldato americano durante la guerra di secessione, eppure a tutti gli effetti lo sono: oltremodo didascaliche e a completo servizio del pubblico del 1965, rappresentano l'ultima battuta di questa pellicola, fatta pronunciare per l'appunto a uno dei protagonisti. Gli eroi di Fort Worth è uno dei pochi esempi di western italiano che non ricade espressamente nel filone detto 'spaghetti', cioè non tratta il tema della vendetta e non è basato sulla sete di giustizia; la sceneggiatura di Eduardo Manzanos e del regista Herbert Martin (l'italianissimo Alberto De Martino) racconta invece un episodio storico bene o male attendibile che vede allearsi sudisti e indiani nel tentativo di sopraffare i nordisti nel fortino eponimo del lavoro, Fort Worth. Una vicenda carica di tensione, combattimenti e dialoghi a effetto, messa in scena con pochi mezzi adeguatamente disposti, godibile entro questi limiti; tra gli interpreti vanno segnalati Umberto Raho, Edmund Purdom, Psicilla Steele/Ida Galli, Eduardo Fajardo, Tomas Blanco e Isarco Ravaioli. Già dai nomi si intuisce che si tratta di una coproduzione italo-spagnola; di lì a poco i seguaci di Sergio Leone detteranno legge nel filone nostrano ambientato nel vecchio west e per produzioni di stampo simile a questa non vi sarà più spazio. 3,5/10.
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