Regia di Marco Segato vedi scheda film
Evitato quando non schernito dai suoi compaesani, Pietro - uomo rude e attaccabrighe - si propone di andare a catturare l'orso che da mesi terrorizza le valli uccidendo gli animali al pascolo o perfino dentro le stalle dei contadini. Il patto-scommessa è tanto scellerato che la posta in palio è altissima: un anno di lavoro "a gratis", se non dovesse riuscire, contro un anno di lavoro retribuito se invece ce la facesse.
Senza avvisarlo dei suoi propositi, Pietro si inoltra nei boschi mentre suo figlio - la sua unica famiglia, dopo la misteriosa morte della moglie - ancora dorme. Ma il ragazzo, venuto al corrente della scommessa, sente il bisogno di raggiungerlo e vivere una vicinanza col padre che solitamente quegli non gli concede ...
A volte ho il sospetto che se certi film nostrani li avessero diretti e prodotti un team americano, avrebbero ottenuto una maggiore attenzione dalle case di distrbuzione e una maggiore esposizione mediatica.
Invece l'opera prima di Marco Segato rimane uno di quei film che riceve nomination e candidature, ma scarso apporto di pubblico nelle sale. Eppure questa sorta di Into the Wild italico è capace di recuperare l'intimo senso del selvaggio sia riproponendo la lotta fra Uomo e forze della Natura grazie all'ambientazione in un'epoca appena post-bellica (e con gli strumenti di offesa del tempo) sia indugiando approfonditamente sui profili dolomitici, sulle evoluzioni atmosferiche e sulla fauna selvatica dei boschi.
Tra l'altro la parola "selvaggio" contiene la radice "silva" che in latino significa "bosco", ambiente che per tanto tempo aveva rappresentato la massima espressione di pericolo e inquietudine.
Ma il selvaggio più vero è quello che alberga dentro di noi, dietro i fantasmi che nella vita affrontiamo specie nelle ore più buie.
Segato fa un film con un deficit di parole, lasciando parlare le immagini del contesto e minimizzando anche la comunicazione verbale fra i protagonisti che, nell'epoca della cultura dell'essenziale e del fare, era considerata un lusso assolutamente rinunciabile. In questo contesto lascia spazio alla descrizione di un rapporto padre-figlio (e di un segreto mai rivelato) che, pur nella sua ostica e scarna esternazione, riesce comunque a contenere un alto tasso di poesia.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta