Regia di Clint Eastwood vedi scheda film
Tutti fanno del loro meglio, con coraggio e altruismo, e la tragedia incombente si trasforma in una gioia.
Clint Eastwood è uno dei pochissimi contemporanei che ritengo veramente bravo in tutti i sensi; ma accanto a questo devo constatare l'età del grande vecchio, e quindi il fatto che, è un contemporaneo in senso attenuato. Allora non mi resta che godermi le pellicole che continua a girare, finché Dio non lo chiamerà.
Questo “Sully”, come molti suoi altri, gode di una fluidità e di un ritmo costante che molti registi più giovani possono solo invidiarglieli, nonostante ci siano momenti dialogati e altri di azione e suspense. Inoltre, Clint dirige con compostezza classica e usa la cinepresa con maestria, evitando vezzi artificiosi, montaggio frenetico (oggi molto di moda), e operatore con tremarella alle mani.
Quanto alla materia, la storia riesce edificante pur senza essere mai zuccherosa o buonista: si vede semplicemente come una tragedia viene evitata più che per la competenza professionale del comandante, per l'umanità e il coraggio suoi e di tutti coloro che partecipano al salvataggio dei passeggeri. Ognuno fa la sua parte, la fa al suo meglio, e tutti collaborano tra di loro; il risultato è la felice conclusione di un evento che poteva diventare un lutto nazionale. L'unico punto nero in questo quadro edificante è una compagnia aerea interessata solo ai danni materiali, i quali le premono di più che le vite dei passeggeri. La meschinità dei membri del consiglio di amministrazione viene però rintuzzata dalla forza della verità e dal coraggio di un comandante che sa il fatto suo.
Tom Hanks, che spesso mi appare legnoso, qua invece mi è sembrato quasi bravo. Il copilota, però, mi è sembrato migliore.
Non è tra i capolavori di Eastowood, ma indubbiamente un film riuscito, che avvince e lascia dentro una piacevole sensazione.
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