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Viale del tramonto

Regia di Billy Wilder vedi scheda film

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La recensione su Viale del tramonto

di mm40
7 stelle

Joe, giovane sceneggiatore in crisi, e Norma, diva del muto decaduta, si incontrano per caso e decidono di formare una strana coppia. Mentre progettano il film della rinascita della ex-star, lui ha un flirt con una sua coetanea; la diva tenta il suicidio e Joe torna da lei, ma la reazione di Norma sarà imprevedibilmente brutale.

Oltre a William Holden, nel cast di questo film compaiono in prima linea Gloria Swanson, Cecil B. De Mille, Erich Von Stroheim e, in un cameo, anche Buster Keaton: Viale del tramonto è un lucido omaggio - malinconico nella decadenza delle vicende narrate, ma sempre rispettoso delle glorie che furono - al cinema muto, alla prima vera e propria stagione della settima arte. Così come viene ripescato il suo metaforico 'cadavere' nella storia di Joe e Norma, giovane sceneggiatore in cerca di lavoro e matura diva del muto in anticipata pensione, così assistiamo al ritrovamento del corpo di Joe galleggiante nella piscina di Norma; la quadratura del cerchio è la ben nota narrazione in prima persona dalla parte del morto, espediente fra i più bizzarri e più celebrati della storia della celluloide: e in effetti è proprio il cinema (un film) a parlarci della morte di una parte di sè. Non senza ironia, peraltro, ma con lo sguardo fisso verso la piaga ancora scandalosamente aperta. E anche non senza qualche ingenuità, per quanto si possa usare tale termine in una sceneggiatura firmata da due eccellenti penne come quelle del regista, Billy Wilder, e di Charles Brackett; ma il personaggio di Betty, affidato a Nancy Olson, mostra davvero le corde in più momenti sul piano della psicologia, così come risulta difficile comprendere lo sbalordimento di Joe a metà film nel prendere coscienza che Betty sia la ragazza del suo migliore amico: qualsiasi spettatore lo sa già da almeno mezzora, è stato dichiarato apertamente davanti a Joe già in almeno un paio di occasioni. La decadenza è l'elemento centrale della faccenda, ma anche la vanità dello star system e la fragilità della celebrità sono argomenti continuamente sbattuti in primo piano, forse talvolta in maniera pure eccessiva (le roboanti follie della diva diventano a tratti macchiettistiche); indiscutibile la coppia di protagonisti Swanson-Holden, tutti da apprezzare i ruoli di contorno affidati a Von Stroheim e De Mille, con svariati riferimenti in sottotraccia alle loro concrete carriere. Viale del tramonto è una storia dall’andamento circolare, che si conclude esattamente dove era partita: un morto che galleggia in piscina e in parallelo una gloriosa carriera ormai finita: in sostanza l'impossibilità di guardarsi indietro con filosofica rassegnazione, di accettare la parte discendente della propria parabola. "Sono pronta per il mio primo piano" è il conclusivo delirio malato di un protagonismo che neppure più spaventa, al massimo genera compassione o preoccupazione per la diva dimenticata. Come il soliloquio di un cadavere che si prende la briga di raccontarci come è morto, appunto. 7,5/10.

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