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Revenant - Redivivo

Regia di Alejandro González Iñárritu vedi scheda film

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La recensione su Revenant - Redivivo

di michemar
8 stelle

La trance interpretativa di Leo DiCaprio non si è spenta con l’ultimo ciak di The Wolf of Wall Street, anzi con impegno maggiore il divo americano si è dato anima e corpo, tanto corpo verrebbe da dire, nel ruolo dello scout Hugh Glass. Dal canto suo, Iñárritu ha firmato un film confezionato alla perfezione, in cui non ci sono attimi di tregua.

La trance interpretativa di Leo DiCaprio non si è spenta con l’ultimo ciak di The Wolf of Wall Street, anzi con impegno maggiore il divo americano si è dato anima e corpo, tanto corpo verrebbe da dire, nel ruolo dello scout Hugh Glass, lo scout e trapper di cui da alcuni anni esiste un romanzo che parla delle sue incredibili (dis)avventure nelle inospitali terre nordamericane. Lo spirito di sopravvivenza del protagonista, da interpretare nelle terre inospitali del Canada e della Terra del Fuoco in Argentina, in mezzo a sterminati paesaggi nevosi e ghiacciati, e la sua voglia di vendetta lo hanno spinto ad una performance di impegno totale, fisico e recitativo che vanno oltre le ordinarie aspettative per una prestazione d’attore. In tanti stanno gridando alla eccessiva esaltata recitazione di DiCaprio, alla eccitata tecnica teatrale che spesso in questi casi viene definita “sopra le righe”, ma poche volte, suggerirei, si è potuto ammirare nel cinema una storia d’avventura di questa portata che richiedeva tale impegno: basterebbe leggere il romanzo omonimo di Michael Punke per capire che ciò che si racconta tra la vera storia e la leggenda di Hugh Glass sa dell’incredibile. Più volte ferito, più volte sopravvissuto a situazioni estreme, sempre spinto da un’indomabile spirito di rivalsa sulle avversità e per molto tempo spinto da una irrefrenabile, e indubbiamente giustificata, voglia di vendetta. Perché una introduzione interamente dedicata a Leonardo DiCaprio e al suo personaggio? Perché non dedicare il primo paragrafo all’autore Iñárritu che è l’ultimo regista premiato con l’Oscar? È pur sempre un’opera di alto livello voluta e chiaramente improntata allo stile visivo e immaginario del regista messicano, ma il film porta marchiato a fuoco il nome ed il cognome dell’attore hollywoodiano (nel senso che ci è nato proprio, lui, a Hollywood).

 

Leonardo DiCaprio

Revenant - Redivivo (2015): Leonardo DiCaprio

Nell’ambito di questa opera che ha il sapore epico dei film di una volta, la sequenza più emblematica e maggiormente virale è quella della lotta corpo a corpo tra il protagonista e un enorme orso, anzi una mamma-orso, che vedendo in pericolo i suoi cuccioli attacca ferocemente il nostro per difenderli. Un furioso e ferale combattimento che rappresenterà la svolta decisiva della trama – perché dal gravissimo e quasi mortale ferimento di Glass si accentuerà la rivalità con il cattivo John Fitzgerald (Tom Hardy) e quindi lo sviluppo drammatico della storia – e che allegoricamente rappresenta l’eterna lotta di sopravvivenza tra l’Uomo e la Natura: noi che distruggiamo, approfittiamo, sfruttiamo la Terra ed essa che resiste, si oppone, si surriscalda, e si vendica facendoci soffrire. Dopo quel tremendo scontro animalesco, Glass trarrà forza e vita dagli ultimi respiri del figlio, colpito a tradimento dall’iroso Fitzgerald, per sopravvivere, reagire, vendicarsi.

 

Leonardo DiCaprio

Revenant - Redivivo (2015): Leonardo DiCaprio

Lampante la citazione che il regista dedica ad uno dei cineasti che meglio hanno narrato le avventure epiche dei piccoli grandi eroi: quando un nativo, durante una tremenda tempesta di neve e vento, con Glass in grave difficoltà fisica, inerme e prossimo al crollo definitivo, costruisce con i rametti raccolti nel bosco e le pelli a disposizione una tenda come riparo di fortuna, come non pensare al meraviglioso Dersu Uzala di Akira Kurosawa? È proprio tramite questo espediente che il trapper riesce a superare la tormenta e la notte e rinasce con nuova linfa nel disperato inseguimento al suo rivale, proprio come succede al capitano Vladimir Arseniev salvato dal piccolo grande cacciatore di tigri della Siberia. E non solo e altra citazione. L’ultimo sguardo di Glass, alla fine del film, ripetendosi come nei suoi sogni/incubi dei momenti più difficili, quando la morte pareva si avvicinasse a grandi e inesorabili passi, è rivolto al ricordo della sua bella donna Pawnee, tra immagini liriche, visioni potenti e quieti della natura, pianure dolci, verdi pascoli, fiumi d’acqua limpida, paesaggi inquadrati nel loro splendore. È un chiaro riferimento al cinema visionario e poetico di Terrence Malick: tra questi panorami imponenti e affascinanti è inevitabile l’ispirazione  per Iñárritu e il suo fedele direttore della fotografia Lubezki.

 

Elogio a parte è doveroso fare ad un attore come Tom Hardy che non finisce mai di stupire, essendo un interprete capace di adattarsi a vari tipi di ruoli e se quelli violenti e muscolosi gli sono più congeniali non dimentichiamo il suo straordinario Ivan Locke o il misterioso e laconico Ricki Tarr de La Talpa. Qui, nonostante il forzato abbigliamento dovuto al gelo e alla neve, che gli lascia scoperto solo una parte del volto, riesce a recitare in maniera sorprendente soprattutto con gli occhi, ora socchiusi e minacciosi ora spalancati dall’ira o dalla sorpresa. A lui tocca il ruolo del villain di turno e il personaggio gli è perfettamente confacente.

 

Tom Hardy

Revenant - Redivivo (2015): Tom Hardy

È un western che vira violentemente e ben presto nel revenge-movie. L’inseguimento di Glass/DiCaprio per riacciuffare l’odiato Fitzgerald/Hardy ha un solo scopo: vendicare l’uccisione del figlio, a cui ha dovuto assistere impotente, più del fatto che sia stato abbandonato alla mercé delle bestie affamate e della ferocia del clima. Anzi, alla fine sarà double revenge, perché una volta che sarà soddisfatto di aver sconfitto l’acerrimo avversario nello spettacolare duello finale, dove non ci poteva essere che un solo superstite, Glass preferirà, bonariamente e sadicamente, lasciar finire il compito della vendetta completa ai nativi che avevano anche loro un conto da regolare con Fitzgerald. Nemico unico, vendetta doppia. Finale degno di una durissima storia piena di affanni, sopravvivenze animalesche e primordiali, egoismi dovuti alla conservazione della propria vita, duelli, paesaggi selvaggi.

 

Leonardo DiCaprio

Revenant - Redivivo (2015): Leonardo DiCaprio

Dal canto suo Alejandro González Iñárritu ha firmato un film confezionato alla perfezione, in cui non ci sono attimi di tregua. Due ore e mezza di western di stampo neoclassico – trappers, scout, indiani Pawnee, cavalli pezzati - , con tanto di duello finale che come sempre serve a stabilire il più forte. Buonissimo film quindi che, anche se non siamo all’altezza dello suo stupendo Birdman, rappresenta nella stessa stagione di un altro western, The Hateful Eight, l’altra maniera di concepire il genere, senz’altro lontano, indubbiamente antitarantiniano. La scenografia della bellissima natura selvaggia, fotografata con grande arte dal fidato Emmanuel Lubezki, che non ha usato (si dice) luci artificiali, fa da sfondo a questa appassionante storia di avventure ormai dimenticate dal cinema di questi anni.

 

Difficile affermare se sia questo un film di autore o di attore. Di certo è un film firmato da un regista di valore accertato, con un’impronta molto personale e riconoscibile, ma questa volta l’interpretazione del protagonista Leonardo DiCaprio è letteralmente una performance di resistenza, fisica oltre che recitativa: rantola, sbuffa, si rotola, si dimena, urla, si agita, si dimena, recita – a suo dire – con la febbre alta sulla neve senza tirarsi indietro e per dare più senso alla sofferenza, ansima, urla come non ha mai fatto in tutta la sua carriera, coperto di pelle d’orso, con il corpo che recita come il suo viso. Di certo il Leo attore non poteva fare di più. E se anche quest’anno gli andrà buca nella notte degli Oscar, la statuetta dorata sarà sua ex-aequo ad honorem. Per merito. Perché questo film, remake – non dimentichiamo -  del più classico Uomo bianco, va' col tuo dio! di Richard C. Sarafian con protagonisti Richard Harris e John Huston, è più suo che del regista. 

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