Regia di Alejandro González Iñárritu vedi scheda film
Dopo "l'imprevedibile virtu' dell'ignoranza" Inarritu (s)compone le imprevedibilita' della natura(dell'uomo),una lotta contro il destino dove il "vincitore" è solo....il resto del mondo è un eco crudo,ineffabile e tragico.Pathos e aspri paesaggi sono il dipinto fermo e cristallizzato nel desiderio di vendetta....
Guardare "The Revenant" è come ammirare un dipinto,significa rimanere estasiati,ammaliati,ipnotizzati da tanti fotogrammi in movimento,cellule di una natura cruda e selvaggia che rivaleggia col desiderio di sopravvivenza.
Che sia tra le strade messicane o nei teatri di Broadway Inarritu parla sempre del "significato" del vivere,di quell'animo umano cosi' fragile, ma indistruttibile dinanzi alla durezza dell'esistenza.
Un essenza vitale che appartiene agli Dei,tramutatosi nel feroce desiderio di vendetta di Hugh Glass,cacciatore di pellame di fine 800,tradito dalla furia di un Grizzly e dalla ferocia di un compagno di spedizione.
Sono Leonardo Di Caprio e Tom Hardy gli splendidi interpreti di due destini di sopravvivenza, vaganti nelle aspre terre canadesi come esegeti di un limite vitale vissuto a modo proprio,Glass spinto da valori profondi e Fitzgerald da un ostinata follia.
Inarritu supportato dal mimetismo dei suoi interpreti,dall'eccellenza della fotografia di Lubetzki e dal suo magistero registico compone un epopea cruda e alienante sul destino umano.Di Caprio/Glass è una sorta di novello Icaro,un Lazzaro moderno la cui esistenza si basa sull'amore verso il figlio pellerossa e sul ricordo della moglie brutalmente uccisa.Sono "frames" quasi letterari quelli che Inarritu e co spediscono a noi spettatori,una visione romanzesca della natura,una caratteristica forte per tutto il film,sopratutto nel coraggio registico d'erigersi a manifesto "Etnografico", nel dipingere il quadro delle tribu' pellerossa come ultimo residuo di una civilta' barbaramente depredata della propria cultura.
La bellezza di "The Revenant" risiede proprio nell'abbraccio totale che fa dell'esistenza,nella danza tribale tra uomo e natura, dove la cultura pellerossa viene mostrata in modo vivido e audace, con la macchina da presa come non plus ultra di questo manifesto tagliente sull'animo umano.Era da tempo che non assistevo ad un film cosi' incredibile,coraggioso nella regia e nella mostruosa performance di un Di Caprio (e un Tom Hardy) in odore di Oscar (finalmente).A tratti "The Revenant" risulta tecnicamente perfetto, quasi "patinato" nell'abbracciare la linea nefasta e naturale degli eventi,ma tutto cio' credo non incida nel pathos che riesce a trasmettere,nei meccanismi di sopravvivenza perversi e alienanti che sottomettono i protagonisti.
Di questo film rimangono le immagini potenti, di un lirismo delirante e d'un realismo tracciato da sangue,dolore e carcasse abbandonate,figlie di una natura ostile e vendicativa che l'uomo non puo' sottomettere.Solo affidandosi alla natura dell' animo Glass riesce a sopravvivere, dando voce ad un istinto primordiale reso ultra credibile dalla bravura di Di Caprio.
"The Revenant" (soprav)vive di questo,del coraggio da manuale del regista e nell'eroismo cieco dei suoi attori,ma sopratutto nella resa di una storia feroce,cruda,viscerale ma incredibilmente VIVA......
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