Regia di Jennifer Yuh, Alessandro Carloni vedi scheda film
Discreto sequel del film del 2008 con al centro ancora una volta la figura goffa del panda panciuto chiamato ad affrontare avventure e nemici più grandi e forti di lui. Non si parte benissimo: la tecnica è migliorata rispetto agli episodi precedenti (datati 2008 e 2011) anche se inferiore ad altri prodotti recenti Dreamworks come Dragon Trainer 2, I Croods e soprattutto Le 5 leggende, vero gioiello dal punto di vista tecnico della Casa di produzione di Madagascar.
La sceneggiatura è frettolosa, in un prologo appena accennato, nel presentare il cattivo di turno: uno spirito maligno impersonato da una sorta di yak. E, soprattutto, cura poco l’entrata in scena del padre del protagonista (anche se la gag del loro mancato riconoscimento funziona). Poi le cose prendono una piega migliore: funzionano abbastanza le gag fisiche e l’impressione è che, più ancora dei film precedenti, ci si sia indirizzati verso un pubblico ancora più giovane. La vicenda è infatti ridotta ai minimi termini: accantonati per vari motivi i compagni di un tempo, i cinque cicloni, la storia ripercorre i tentativi di Po di fronteggiare il nemico e salvare vecchi e nuovi amici.
Per certi aspetti simile al primo episodio, specie negli sforzi goffi di Po di riappropriarsi della propria identità panda, il film è divertente e semplice: approfondisce appena alcuni snodi narrativi interessanti, come il contrasto dettato dalla gelosia tra i due padri, l’ansioso Mr. Ping e il bonaccione Li Shan; così come anche la vita rievocata nel villaggio dei panda avrebbe avuto bisogno di maggior spazio. Eppure, nonostante i limiti, la sceneggiatura firmata da Johnathan Abel e Glenn Berger chiude bene le storie collaterali: da un lato passa l’idea di una collaborazione dei genitori che, lasciando da parte risentimenti e incomprensioni, lavorano per il bene del figlio e riconoscono l’uno gli sforzi dell’altro; dall’altro non è male la questione legata all’identità di ciascuno.
Un’altra idea non banale per quanto già vista in altri film del genere: per sconfiggere il male bisogna essere insieme, anche senza avere particolari poteri o caratteristiche importanti. Semplicemente esserci, con la propria indole, con la propria storia personale, con i propri limiti. Un po’ come nel caso di Po, un panda sin troppo normale a cui è capitata la fortuna più grande: non chissà quali poteri, ma quella di essere voluti bene da una madre, da un padre, da un padre adottivo e da tanti amici.
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