FESTIVAL DEL FILM DI LOCARNO 2014 - CONCORSO INTERNAZIONALE
DOS DISPAROS, ovvero Due spari, ha un inizio davvero promettente che fa sperare, noi ingenui cinefili, desiderosi di emozioni, di convincerci ad aver trovato finalmente il nostro film preferito e da difendere nell'ambito di questa manifestazione.
In tal senso la delusione che ci assale quando la storia si attorciglia su vicende estranee a ciò che più ci interessa, ossia a ciò che ci viene raccontato a proposito del gesto inconsulto e suicida di un giovane studente, diviene man mano ancora piu' cocente; soprattutto appena ci accorgiamo che al film manca un filo conduttore o una staffetta che possa collegare queste storie di contorno, che intervengono prepotenti e non sufficientemente motivate a deviare, in modo fastidioso e fraudolennto, un racconto misterioso che era riuscito a convincerci, ad attirarci, se non addirittura ad appassionarci.
Inizio brusco: musica scatenata ed il giovane Mariano che balla in una discoteca, mentre il giorno sopravanza sulla notte. Poco dopo il ragazzo si trova a casa, una bella villa con piscina; si sveglia assonnato e afflitto dai bagordi della sera precedente, propende per una nuotata ristoratrice, poi il taglio del prato; quindi un inconveniente elettrico, il filo del tagliaerbe tranciato, che gli permette di scovare casualmente, nel capanno degli attrezzi, una vecchia pistola. Lo stordimento e la stanchezza, la fascinazione dell'ordigno, la noia: Mariano va in camera sua, si punta alla tempia l'arma, ma il colpo devia e gli procura una ferita di striscio quasi banale; poi, sempre come un automa, il ragazzo ci riprova e si punta la canna in pancia: il secondo proiettile lo perfora, lo ferisce, ma non a morte, e resta nel corpo del giovane, tanto che nella stanza nessuno trova traccia alcuna, ma i dottori non riescono nemmeno a capire dove possa nascondersi all'interno dello stomaco della vittima.
Mariano suona il flauto e questo incidente gli modifica la respirazione, condizionandone la purezza del suono, che appare da quel momento spurio, quasi sdoppiato, stridulo, inaccettabile per un livello semi professionale a cui aspira Mariano.
Questo suo gesto inconsulto e senza apparente spiegazione, visto che il ragazzo non appare depresso ne afflitto da manie suicide, modifica a poco a poco le abitudini di vita del fratello e della madre di Mariano, ma pure di tutta una serie di conoscenze e persone che, in qualche modo, incrociano la strada di quel malinconico e taciturno ragazzo.
Martin Rejtman, argentino di Buenos Aires ed habitue' di Locarno, come dicevo poco innanzi convince con il suo racconto di base, intriso di mistero e fascino per un'azione inconsulta e grave che nasconde chissa' quali segreti o misteri dell'animo.
Ma poi la strada imbocca molteplici altre vie intricate in cui subentrano personaggi poco utili o addirittura superflui, responsabili solo a far perdere le tracce o distogliere l'attenzione da un racconto che regalava grandi, forse eccessive aspettative: tutte sprecate, buttate al vento, perse malamente senza che un filo rosso riesca minimamente a far da collettore a piccole grandi tragedie esistenziali di gente sola in cerca di un significato.
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