CURE - THE LIFE OF ANITHER, è una coproduzione svizzero/croata/bosniaca della giovane regista Andra Staka, premiata proprio a Locarno nel 2006 per il suo lungo d'esordio Das Fraulen.
Cure, in Concorso per il Pardo d'oro, è senza dubbio un film molto ambizioso, quasi un thriller della doppia personalità ambientato in un preciso e drammatico contesto temporale che coincide con la fine del conflitto civile nei Balcani, quando la popolazione comincia a riprendere possesso dei propri territori e a cercare di riprendere una esistenza che non escluda la condivisione di due popoli molto o troppo vicini.
In questo senso Linda ritorna in Crioazia, nel 1993, e fa amicizia con la più aperta e smaliziata Eta, che la porta a visitare una boscaglia vietata ai civili perchè assediata da materiale bellico inesploso. Dopo essersi confrontate su argomenti ed esperienze sessuali reciproche, tra le due nasce un diverbio che sostituisce improvvisamente e subdolamente l'attrazione anche sessuale che condividono.
Una rupe sul mare, un gesto brusco, e una delle due finisce per sfracellarsi tra le rocce. E' Eta, la piu' libertina ed aperta, quella che si era presa il compito di aprire la mente (ed il corpo) dell'amica piu' ingenua e timida. Per Linda, quella solitudine improvvisa sarà la leva che la farà ricongiungere all'amica defunta, appropriandosi dell'identità della compagna, frequentando la sua famiglia, le persone che la conoscevano ed amavano, o che solo la sopportavano; e tutto cio' senza rinunciare a restare, almeno ogni tanto, la Linda di sempre, quella più riservata e timida.
Un filo conduttore che sarebbe piaciuto a De Palma, il maestro assoluto delle doppie personalità straripanti, malate, prevaricanti, consente al film di toccare momenti anche suggestivi ed interessanti, proprio se considerati in un contesto civile post-bellico che ancora resta nella memoria.
Ma Cure si perde anche un po' in simbolismi e inquietudini che non riescono nettamente a trapelare, rimanendo un film piu' ambizioso che realmente riuscito; d'atmosfera più che di sostanza, deludendo le buone aspettative che il valido incipit regala e poi purtroppo disperde nel prosieguo compiaciuto ed eccessivamente farraginoso, nonché tormentato in modo artefatto e sfacciato.
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