Regia di Gabriele Muccino vedi scheda film
Un uomo perde la moglie in un incidente d'auto e rimane solo ad accudire la piccola Katie, di 5 anni. L'uomo, romanziere di successo, perde la sua ispirazione e anche il senno. Da adulta la figlia rimarrà traumatizzata dalla crudeltà del mondo e incapace di vivere serenamente qualsiasi relazione.
Con una sceneggiatura dell'esordiente Brad Desch e un cast - anche tecnico - pressochè interamente a stelle e strisce, naturalmente con una produzione targata Usa e Italia, torna Gabriele Muccino, a tre anni da Quello che so sull'amore. Passando in rassegna i crediti, l'unico elemento di spicco nostrano è Paolo Buonvino: irrinunciabili evidentemente, per il regista, le sue musiche melense ed enfatiche in maniera quasi parodistica. Russel Crowe, oltre che il protagonista, di questo film è co-produttore; al suo fianco sul set si sono avvicendati fra gli altri Amanda Seyfried, Diane Kruger, Aaron Paul, Jane Fonda e la piccola Kylie Rogers. Sembra una storia scritta apposta per (o da) Muccino: lacrimoni gratuiti, emozioni tanto lancinanti quanto basate su costrutti logicamente traballanti, frasi fatte a quintalate nei dialoghi, abbracci, baci, ti amo a profusione e via dicendo, ricercando la più facile commozione spensierata (nel senso proprio del termine: il film punta a privare del pensiero lo spettatore - e non è una boutade, nè una critica per forza negativa). Invece il copione esisteva già, fatto e finito, prima del coinvolgimento del regista italiano, che - pur non abituato a lavorare su commissione - si dev'essere ritrovato a suo agio in tale materia narrativa e, semplicemente, si è limitato a imporre il suo tocco sul lavoro; in definitiva, Padri e figlie è l'ennesima dimostrazione stilistica di un cineasta dotato e francamente sprecato. 3,5/10.
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