Regia di Anton Corbijn vedi scheda film
James Dean e il suo riflesso. Con Life, Anton Corbijn torna dalle parti di Control che, al pari di questo, è il suo film migliore: recuperare le tracce del biopic attraverso istantanee fotografiche. In Control il cinema movimentava, come una successione rapida di scatti, i piani sul volto del leader dei Joy Division Ian Curtis. Qui invece segue un altro metodo: quello di usare l’obiettivo della macchina del fotografo Dennis Stock come una sorta di specchio, che spia da vicino l’astro nascente James Dean per un servizio commissionato dalla rivista “Life”. Curiosamente, entrambi i protagonisti dei film sono morti giovanissimi, Curtis a 23 e Jimmy Dean a 24 anni. Corbijn recupera il suo passato da fotografo, si immagina proiettato in un’altra epoca, utilizzando Robert Pattinson e Dane DeHaan come filtri in cui possono nascondersi i personaggi realmente esistiti. Più che per la storia della loro amicizia e dei loro contrasti - che si scalda durante il viaggio verso la fattoria dell’Indiana dove Jimmy è cresciuto, o nel momento della preghiera a tavola con la famiglia del divo -, Life è interessante proprio nella sua efficace freddezza, nell’attraversare trasversalmente il biopic ridando vita a immagini preesistenti ma che sono diventate icone di un immaginario, come il celebre scatto dell’attore che cammina a New York sotto la pioggia mentre ha alle spalle Times Square. Le luci della ribalta restano sullo sfondo.
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