Regia di Uwe Boll vedi scheda film
Essendo abituati ad un Uwe Boll quale regista di film vivaci ma privi di spessore, si rimane sorpresi da questo titolo che, pur non essendo un capolavoro, è ben "confezionato". Un ragazzo introverso, vittima e complice di una decadente società americana, architetta e pone in essere un piano per arricchirsi compiendo un massacro nella sua cittadina e facendo cadere la responsabilità su un amico. Inverosimilmente, riesce nel suo intento: finale assolutamente non scontato, nonostante - intelligente espediente della regia - l'azione sia inframmezzata da spezzoni di un video di dichiarazioni che l'assassino rilascia evidentemente dopo gli eventi. Le motivazioni dell'assassino non sono chiare. Nonostante i deliri socio-politici, io propendo per l'ipotesi secondo la quale il killer abbia agito, se non per noia di una vita sciatta, per avidità (nella prima parte del film è reso evidente che il protagonista sia molto legato al denaro). Ho molto apprezzato la regia: la prima parte del film illustra i personaggi ed il contesto in cui agiscono in maniera sfumata ma incisiva (tra l'altro - sarà una conseguenza del doppiaggio - in tale fase sembra di assistere ad uno di quei programmi che sono trasmessi su D-Max o Real-Time); la seconda, più lunga, è occupata dal massacro, con fasi di inaudita crudezza alternate a momenti surreali (la sequenza che si svolge nel bingo, dove nessuno sembra accorgersi di ciò che sta accadendo, tutti continuano a giocare, come zombies e dove pertanto non è ucciso nessuno, perchè nessuno "ne ha bisogno").
Traspare un certo compiacimento del regista nel mostrare come l'introverso e volutamente poco espressivo protagonista riesca a farla franca anche davanti ai genitori. Colonna sonora nella media.
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