Regia di Mario Caiano vedi scheda film
Caiano ha diretto numerosi western, alcuni dei quali all'americana (la differenza fondamentale sta nella morale e nel trionfo dei presunti 'buoni', possibilmente senza troppo scorrere di sangue), caso abbastanza raro per un regista nostrano, ma si è in seguito dedicato anche al filone degli 'spaghetti'; ecco uno dei suoi titoli più noiosi e insignificanti: Sette pistole per un massacro. La fantasia di Eduardo Brochero (unico autore sia del soggetto che della sceneggiatura), d'altronde, non poteva che andare esaurendosi dopo risme di copioni licenziati per lo spaghetti western; l'americano Craig Hill è un sufficientemente carismatico protagonista, che negli anni successivi avrà modo di trovarsi parecchio a suo agio fra saloon e sparatorie, diventando un habituè del genere. Al suo fianco i nomi maggiori - ed è tutto un dire - sono quelli di Eduardo Fajardo e di Piero Lulli; le scarse emozioni e sorprese della storia sono un deterrente per la vivacità in fase di regia e anche le scene di azione sono girate senza andare troppo per il sottile. Sostanzialmente si tratta del classico prodottino che in quel periodo veniva frettolosamente scritto e messo in scena e montato nel giro di qualche settimana: con gli esiti che si possono immaginare. 2/10.
Un pistolero, dopo dieci anni di carcere per un assassinio mai commesso, torna a casa, ma ora tutti lo guardano storto. Quando in paese si affaccia un manipolo di banditi, però, l'unico che può risolvere la situazione è proprio il pistolero.
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