Regia di Frank Garfield (Franco Giraldi) vedi scheda film
Il ranch dei McGregor è messo a ferro e fuoco dalla banda di Santiliana. I sette figli si riuniscono per combattere i banditi, infiltrando anche il fratello maggiore, Gregor, fra le linee nemiche.
L'esordio nel lungometraggio per Franco Giraldi (che aveva già diretto un corto documentario, La Trieste di Svevo, nel 1962) avviene nella seconda metà degli anni Sessanta, nel genere più in voga in quel periodo: lo spaghetti western. I primi due titoli da lui girati sono consequenziali: dopo questo Sette pistole per i McGregor arriverà, l'anno successivo, Sette donne per i McGregor; la firma che compare sui titoli di testa è però quella di Frank Grafield (sic, non Garfield come altrove riportato), cioè lo pseudonimo anglofono scelto da Giraldi, come era usanza all'epoca. D'altronde Fernando Di Leo ed Enzo Dell'Aquila, co-sceneggiatori, sono riportati come Fernando Lion e Vincent Eagle, mentre il collega spagnolo di scrittura David Moreno rimane accreditato con il suo vero nome, così come Duccio Tessari, scritto più in grande degli altri tre. Al di là delle buone firme (Di Leo e Tessari di certo), Sette pistole per i McGregor non è nulla di che all'interno del vasto panorama del western nostrano; la solita storia di giustizia e vendetta personale viene diretta con una certa approssimazione e recitata alla meglio da un cast in cui non spiccano nomi degni di nota, se si eccettua qualche discreto caratterista/seconda linea habituè - o futuro tale - del filone (Robert Woods, Fernando Sancho, Leo Anchoriz). Naturalmente si tratta di una coproduzione fra Italia e Spagna (innumerevoli le pellicole che sfruttavano ai tempi questa possibilità per limitare i costi sul piano fiscale); le musiche sono di Ennio Morricone, ma evidentemente neppure lui era particolarmente convinto della bontà dell'operazione. 2,5/10.
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