Regia di Nacho Vigalondo vedi scheda film
Torna quel volpone di Nacho Vigalondo; e dopo averci strabiliato riuscendo a dirci ancora qualcosa di estremamente interessante sui viaggi temporali (Time crimes o Los Cronocrimenes, geniale!), dopo essere riuscito a parlarci di extraterrestri spendendo due euro e trasformando un film di fantascienza sin dal titolo (Extraterrestre) in una commedia ironico-sentimentale a tratti spassosa, eccolo in trasferta americana che ci parla di divismo e di maniaci del computer, di hacker e di divette del cinema contese dai fan, e di un intricatissimo inganno in cui viene a trovarsi un ragazzetto che, risultato vincitore di una cena con la diva Jill Goddard, è appena giunto negli States per incontrarla nell'albergo che ospiterà entrambi per la sera dell'incontro previsto.
Il ragazzo tuttavia viene circuito via rete da uno sconosciuto che, pian piano, lo conduce dritto dritto verso un incubo informatico senza uscita, in cui lo stesso viene ritenuto responsabile della sparizione e rapimento dell'attrice stessa.
Le finestre del titolo non sono tanto quelle comunicanti delle due camere di albergo in cui si divide buona parte della scena, bensì quelle molteplici e sovrapposte dello schermo del computer portatile del protagonista, incappato in un vero e proprio ingorgo ed intrigo informatico dal quale uscirne risulterà davvero arduo.
L'interesse della pellicola è certo quello dell'accanirsi del regista a puntare la macchina unicamente (o quasi) sullo schermo multi-opzionale del pc portatile, che offre allo spettatore, (al pari dell'attonito, terrorizzato protagonista, in questo ben reso dall'occhio ceruleo eternamente spalancato del valido Elijah Wood), la possibilità di seguire la vicenda da diversi punti di vista: non che tutto ciò giovi alla chiarezza e alla fluidità della vicenda, che più volte si inceppa e si complica a tal punto da risultare (al meno per il sottoscritto ignorante) davvero farraginosa ed al limite di ogni comprensibilità.
E se Sacha Grey è perfetta nel ruolo della divetta che plausibilmente è vicina a divenire realmente, l'eterno ragazzino Wood diviene, con questo film e regista, ormai un habitué del cinema spagnolo con mire internazionali, dopo il ben più coinvolgente e sin eccessivamente hitchcockiano Il ricatto di Eugenio Mira, visto lo scorso al TFF e poco dopo in sala.
Per Vigalondo, infine, questo terzo sconclusionato ambizioso lungometraggio prosegue un cammino originale e meditato, ma ne frena, almeno dal mio punto di vista, nettamente le potenzialità artistiche risultando nettamente inferiore allo stesso Extraterrestre, per nulla malvagio ma già di per sé dannatamente inferiore allo straordinario e già citato Los Cronocrimenes.
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