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Jimmy P.

Regia di Arnaud Desplechin vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Jimmy P.

di alan smithee
6 stelle

Con una lunga ed intensa "seduta di psicoterapia ad un indiano della pianura", il francese Arnaud Deplechin che piuttosto bene conosciamo, si trasferisce oltreoceano  in un western della mente originare e bizzarro, interessante ma un pò irrisolto, certamente un pò fine a se stesso ma anche piuttosto accattivante nelle premesse. Nel secondo dopoguerra un nativo pellerossa che ha prestato serivzio militare in Francia riportando una grave lesione alla testa per una banale e tutt'altro che eroica caduta da un camion, ri reca in un famoso ospedale militare nel Kansan per cercare qualche medico che lo aiuti a superare le intensissime emicranie che lo colgono sempre più spesso alla sprovvista, lasciandolo talvolta sordo, cieco e quasi svenuto a terra.  
 Per sua fortuna nel grande centro medico Jimmi Picard ha occasione di incontrare un medico francese, Georges Devereux, antropologo eccentrico ma scrupoloso che se lo prende in cura in quando interessatissimo alle usanze e costumi dei nativi americani. Tra i due nasce una confidenza reciproca che se da un lato riesce ad evitargli dolorose sedute per una cura contro una schizofrenia diagnosticata superficialmente ed in tutta fretta per non sapere come sbrogliare altrimenti la matassa, lo mette pure in grado di aprire le porte della sua vecchia e misteriosa cultura all'uomo di scienza. Ne ricaveranno entrambi giovamento. Desplechin volta pagina, o esplora nuovi percorsi lasciandosi irretire dagli spazi e dai colori di un'America che comunica assenza di confini e dismisura al piccolo europeo abituato a confini e limiti di proprietà. Benicio Del Toro, massiccio e immenso anche in quanto a personalità ed espressività, è un attore che non si smetterebbe mai di guardare recitare o anche solo respirare. La vicenda, curiosa ma non molto altro di più, finisce per risultare un pò col fiato corto e di perdersi nelle strizzatine d'occhio e nelle mossette isteriche di un Mathieu Amalric che tuttavia ben contrasta, per dimensioni e spaesamento, con il gigante di cui sopra. Ottimisticamente inserito in concorso all'ultimo Festival di Cannes, il film poteva al massimo solo ambire al premio per l'attore Del Toro.  

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