Regia di Michael J. Gallagher vedi scheda film
La sai quella del video che lo vedi e dopo 7 giorni muori? E quella della videochat che se ti scrivono per tre volte «I did it for the lulz» (in gergo del web “l’ho fatto per ridere”) sbuca un tizio con la faccia di pelle cucita e ti sgozza? I video di Smiley, killer con la maschera dal sorriso chirurgico, pullulano online, ma tutti pensano a una simpatica burla come la rete regala quotidianamente. Poi però la tentazione di provare è troppo forte, anche per l’ingenua e morigerata matricola Ashley, che digita la fatale frase e dà il via a una nuova serie di omicidi. Il guaio è che Ashley era sotto psicofarmaci fino a poco fa, quindi basta poco a crederla pazza, mentre l’assassino la insegue per mezzo campus armato di coltello. Michael J. Gallagher, classe 1988 e gavetta tutta su YouTube, non l’ha fatto “for the lulz”: il suo horror a bassissimo budget, tra un grossolano errore di montaggio e l’altro, tenta (con parziale successo) di imbastire un discorso sull’idiozia virale del “popolo di internet”, mirando alto e usando un professore di logica come tramite teorico dell’operazione. E se la rete fosse la fase evolutiva di una coscienza collettiva che trascende l’umanità (sono chiamati in causa anche gli Anonymous, organizzazione di hacker attivisti)? L’ambizione è tanta e inversamente proporzionale alla maestria del cast & credits, però il gioco dei giovani autori è consapevole e non (troppo) sterile: in parte aggiornamento di Scream all’era del web 2.0, in parte goliardata che guarda al sequel, Smiley apre il grande schermo al terrore che corre sul wi-fi.
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