Regia di Michel Gondry vedi scheda film
"Mood Indigo", l'ultima fatica del registra francese Michel Gondry (noto al pubblico principalmente per il film del 2004 "Eternal Sunshine of a spotless mind"), è la trasposizione cinematografica del romanzo "La schiuma dei giorni" di Boris Vian.
Senza dilungarmi troppo, cercherò di fare un quadro complessivo su una pellicola che, a mio parere, risulta riuscità a metà.
Il soggetto di riferimento è, inconfutabilmente, una scelta registica particolarmente azzardata. Con una storia del genere tra le mani, il rischio del completo fallimento è onnipresente: in ogni risvolto narrativo, in ogni scena, in ogni dialogo.
Da questo punto di vista, va ammesso, il registra francese se la cava particolarmente bene; la pelliccola scorre abbastanza tranquillamente (nonostante le due ore di durata) senza troppi intoppi. Insomma, non usciremo dalla sala annoiati o infastiditi.
Ma cercando di andare più a fondo nell'analisi del film, qualcosa che non funziona, che cerca di bloccare il meccanismo lo troviamo.
Tanto per cominciare, le interpretazioni. Romain Duris e Audrey Tautou (che interpretano, rispettivamente, i protagonisti Colin e Chloé) fanno il loro lavoro, ma non colpiscono particolarmente e, anzi, in certi casi risultano anche un po' eccessivi.
Ecco l'eccesso, molto probabilmente, è, in generale, quell'ingranaggio (indispensabile) che, alla lunga, rischia rovinare la pellicola. Si ha, infatti, l'impressione che ci sia veramente troppo o che il regista abbia cercato di prendere tutto il possibile dal romanzo, creando, però, momenti confusionali che sarebbe stato meglio evitare (o, perlomeno, alleggerire).
Ne riesce, così, un flusso continuo che in diversi casi è particolarmente difficile da seguire, purtroppo.
Personalmente non mi sento di bocciare totalmente la pellicola perché, come ho detto prima, il suo lavoro (seppur con diversi problemi) lo riesce a fare.
Mood Indigo è un film sufficiente, non paragonabile al ben più interessante Eternal Sunshine of a Spotless Mind. Nonstante tutto, però, merita almeno una visione.
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