Regia di Luigi Di Gianni vedi scheda film
La raccolta delle olive nelle campagne calabresi, effettuata principalmente da donne in difficoltà economiche che sottopongono il fisico a gravi sforzi per uno stipendio da fame.
Il taglio antropologico, scientifico e distaccato, solito dei lavori di Luigi Di Gianni si mescola in questa occasione con uno spirito di denuncia sociale assolutamente consono all'argomento: la raccolta delle olive nelle campagne calabresi e le pessime condizioni di lavoro cui sono sottoposte le braccianti, spesso minate nel fisico dagli sforzi di tale occupazione. Uno squarcio sul sud più arretrato, non una novità per il regista, già premiato a Venezia una decina di anni prima per Magia lucana (1958) e attento indagatore delle realtà più anacronistiche di un'Italia del boom economico lancinantemente divisa fra settentrione e meridione, fra città e campagna. Quattordici minuti a colori, con fotografia di Claudio Racca, montaggio di Renato May e musiche di Egisto Macchi; uno dei tanti lavori prodotti da Di Gianni in quegli anni di fervente attività, uno dei tanti cortometraggi 'scomodi' e ancora oggi impressionanti licenziati da un Autore che avrebbe senz'altro meritato maggiore notorietà. 6,5/10.
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