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Reality

Regia di Matteo Garrone vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Reality

di Kurtisonic
6 stelle

Never give up! Matteo Garrone sconfina nella commedia per staccarsi  da Gomorra, cosa non facile, e modifica alcuni parametri del suo cinema. I suoi precedenti lavori (almeno L’imbalsamatore, Primo amore e Gomorra) usavano stringere l’obiettivo intorno ad un particolare, che mano a mano si allargava, evidenziando una complessità vasta e profonda per arrivare ad un quadro d’insieme fortemente interrogativo, dai molteplici significati che andavano dalla denuncia sociale al dramma psicanalitico. In Reality il regista agisce al contrario, dall’alto cala la mdp nella scena iniziale di un matrimonio, e nell’alto si rinchiude nell’amaro finale col piccolo sogno delirante del protagonista, un efficace  e bravo Aniello Arena, la cui espressività contiene le spigolosità  dei ritratti di Egon Schiele e la fisicità di un DeNiro nostrano. Reality è un attacco all’immaginario collettivo, brutalizzato e annichilito dalla volgarità, dal culto individualista, dai falsi miti del successo facile e ad ogni costo, foriero di illusorie felicità. Se volessimo rifarci ai dettami della commedia all’italiana si potrebbe dire che Reality vorrebbe essere” una pungente satira di costume” ma poiché il carattere tragico di Luciano, il protagonista interpretato da Arena, emerge prepotentemente da subito, il tono della commedia cala di intensità, relegando il personaggio principale nel suo mondo alienato rispetto ad un contesto troppo ammiccante verso la farsa e la sceneggiata napoletana più tradizionale. I sorrisi non mancano, ma forse perché la materia è fin troppo abusata e lo specchio della realtà che riflette è così diffuso ci si aspetta deviazioni che portino lo spettatore a considerazioni più stratificate. Molti hanno accostato Reality al film di Ciprì E’stato il figlio, simili nell’ambientazione e nei toni grotteschi, però nel caso del lavoro dell’autore siciliano lo sviluppo finale e il relativo ribaltamento del racconto, permetterà  una intera rilettura del film attribuendogli nuove e inaspettate interpretazioni, un aspetto che in Reality manca del tutto. Luciano, pescivendolo e piccolo truffatore fa un provino per Il grande fratello, e in attesa di essere scelto, modifica il suo modo di essere (e di apparire) perché pensa di essere spiato dalle telecamere che valutano se selezionarlo definitivamente.  Siamo all’opposto del Truman show, c’è la traslazione della finzione nel reale che a sua volta grazie al buon lavoro di Garrone si crea  un vero e proprio apparato di finzione nel quotidiano dell’uomo, il reality, appunto. Dunque la struttura ambientale è soddisfacente, ma lo sviluppo del tema principale nei confronti degli altri personaggi che inevitabilmente Luciano coinvolgerà con i suoi comportamenti non porta conseguenze rilevanti non da adito a grosse trasformazioni ( se non per deboli tentativi) e la vicenda prende una rotta abbastanza prevedibile. Reality non prende con decisione né la strada satirica per portarla alle sue estreme conseguenze, nè tantomeno evidenzia la misura del dramma sociale che si ripercuote sull’individuo. Anzi ,nell’ultima scena, una delle più belle del film,  Luciano si trova all’interno della casa del GF, egli appare invisibile agli occhi degli altri e alle telecamere, sostanzialmente assolvendone bonariamente la figura, come non appartenente al mondo fasullo a cui aspira, restituendogli una folle umanità racchiusa nel suo risolino isterico. In una atmosfera di cupo disincanto la mdp regredisce verso il cielo notturno, lasciando accesa solo la luce della casa a forma di memory card, come l’unico neurone in funzione di un cervello impazzito. Personaggi irrisolti come la moglie e l’amico e compagno di lavoro, interpretati dai pur bravi Loredana Simioli e Nando Paone  vengono caricati di contraddizioni e di scelte mancate, non viene analizzato quanto incida dentro di loro la mutazione genetica di Luciano e quanto sia distorta la loro percezione del reality quotidiano,( Luciano venderà la pescheria ma l’amico buttato in strada resta al suo fianco, Luciano dona i suoi averi ai poveracci e la moglie lo lascia per poi tornare sui suoi passi..). Uno dei personaggi di contorno più riusciti è quello di Enzo,(Raffaele Ferrante), nella parte di un ex concorrente del Grande fratello, vera creatura amorfa e squallida dell’immaginario nostrano, ridotto a  scimmiottare  il suo personaggio meteora, per tirare a campare in comparsate nelle feste, nei matrimoni, nelle serate in discoteca. Luciano, abbagliato dalla sua rilucente miseria, ne fa un modello da imitare e trasforma la sua vita in un inarrestabile girone infernale che lo porterà come detto verso quella luce finale, sempre più lontana, sempre più fioca. Nella mia personale classifica dei film di Matteo Garrone, Reality però chiude la fila.   

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