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A.C.A.B. - All Cops Are Bastards

Regia di Stefano Sollima vedi scheda film

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La recensione su A.C.A.B. - All Cops Are Bastards

di supadany
7 stelle

Film che ha fatto molto discutere (e questo rimane un merito a prescindere su tutto il resto) e che cerca vie di racconto diverse dal solito vezzo italiano corretto e a modo (altro merito), ma, almeno a mio avviso, allo stesso tempo mi è parso in alcune parti anche un po’ “forzato” (pur con cognizione di causa), questo per quanto rimanga un’opera costruita con idee chiare e in grado di provocare scintille emotive anche molto diverse tra loro (tante contro, ma anche alcune “pro” verso questi cellerini scorretti, ma guidati da uno spirito intransigentemente unitario).

Cobra (Pierfrancesco Favino), Negro (Filippo Nigro) e Mazinga (Marco Giallini) fanno parte della celere e convivono con diversi problemi personali, ma quando sono sul campo sono uniti come pochi.

Quando arriva tra di loro una nuova recluta (Domenico Diele) lo accolgono nel loro “branco”, ma il giovane si troverà a fare i conti con quello che gli si presenta davanti agli occhi (non certo rosa e fiori) che troppo spesso va al di là di quelli che sono gli incarichi.

 

 

Sergio Sollima si (ci) scaraventa all’interno di un mondo complesso con pugno duro dando anche parecchio spazio alle contraddizioni proprie del caso (fratellanza verso i propri colleghi/paletti ideologici ed una visione spesso contro verso quanto ruota attorno a loro) e quindi anche a tutte le relative ambiguità che sullo schermo affiorano in maniera evidente.

Una storia virata verso l’oblio, con vari (calzanti) appoggi a diversi fatti di cronaca dell’ultima decade italica (il G8 a Genova, l’omicidio di Raciti, la tragica fine dello sfortunato Gabriele Sandri) ed un finale notturno senza fine indubbiamente di classe (niente finisce tutto si ripete nonostante tutto) con invece qualche passaggio più abitudinario, come il ravvedimento del più giovane, sparso qua e là.

Buono l’utilizzo delle musiche internazionali (ritroviamo tra le altre “Where is my mind?” dei Pixies durante un pestaggio, fatto sta che in “Fight club” era una sottolineatura di un altro stato mentale), interessante anche l’inserimento di alcuni tentativi di cambiare il nostro approccio verso i protagonisti (vedasi per esempio l’intervento vendicatorio, ed a titolo personale, nel parco).

Direi quindi che si tratta di un film complessivamente ben fatto (interessante soprattutto per il panorama italiano spesso disattento e poco incline al rischio), con tante idee a monte e probabilmente qualche tratto didascalico (ed un po’ troppo turbolento) di troppo, ma già il fatto di aver scontentato (ma poi l’avranno visto?) tutto e tutti sa di soddisfazione notevole per chi ha portato a termine questo lavoro.

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