Regia di Paolo Sorrentino vedi scheda film
Ci sono film che vanno visti anche ed unicamente per una scena,per una frase,per una citazione da utilizzare la sera con gli amici...
A me,personalmente,il televisore si sarebbe anche potuto spegnere qui:
" Il vero problema,mia cara Rachel,è che passiamo senza neanche rendercene conto dall'età in cui diciamo 'vorrei che un giorno andasse così,all'età in cui diciamo 'è andata così' ".
Chi ha amato i lavori precedenti di Sorrentino e soprattutto chi ha storto spesso il naso di fronte a questo geniaccio del 'nuovo' cinema italiano,che con pochi titoli ha rivoluzionato gran parte dello stile e del modo di stare dietro la macchina,aspettava 'This must be the place' come si aspetta alla stazione un parente che non si vede da tempo.
Passi buona parte dell'attesa ad immaginarti come sia potuto cambiare,se avrà lo stesso taglio di capelli,se camminerà ancora in quel modo vagamente ondeggiante,se conserva il solito umorismo,se insomma farai fatica a riconoscerlo...
E senza chiederti neanche per un istante se lui abbia difficoltà a riconoscere te,ecco che lo vedi,da un miglio di distanza,addirittura con indosso ancora quel giubbino con cui l'hai visto partire e che per molto tempo hai pensato fosse l'unico e solo nel suo armadio.
In 'This must be the place',è ufficiale,c'è tutto il cinema di Sorrentino.
La scena della ragazza con la gamba ingessata,quella dove Cheyenne tira fuori la testa dal finestrino dell'auto,quella dove la moglie sulla gru si accorge che lui la sta guardando,senza nominare poi quelle ancor più tipiche del regista napoletano (e penso alla caduta del pattinatore e all'indiano che si fa dare un passaggio nel deserto,prive entrambe di qualsivoglia sillaba) testimoniano che lo stile e la nudità,l'avanguardia e la proliferazione che hanno caretterizzato il passato (apprezzato o meno,ripeto) di Sorrentino,restano intatte anche a questo giro.
Certo,un pò di compromessi qua e là,è stato intelliggente accettarli anche perchè,amici miei: "per piacere a volte è necessario mentire".
E Cheyenne lo rifiuta spesso questo piacere,si isola,si dipinge il viso per sembrare volutamente goffo,gira con un carrellino della spesa che ricorda la busta di Geremia Cuore d'oro,ridisegna spesso la realtà a suo piacimento,allontana possibili ricchezze,avvenenti avventure sessuali con lo scopo di allontare la cosa che più lo traumatizza,che come dice lui 'lo disturbano',che lo lacerano dall'interno: i sensi di colpa.
Solo quando avrà avuto la sua personalissima rivalsa,asserito a quella legge vecchia come il mondo,che va sotto il nome già di per sè aleatorio di Taglione,potrà buttar giù la maschera,potrà sentirsi una persona 'nuova'.
E quando parlavo di compromessi,mi riferivo soprattutto a questo: al finale happy-end che nè Antonio Pisapia,nè Titta Di Girolamo,nè Geremia Cuore d'oro,nè tantomeno Giulio Andreotti,erano risuciti a 'guadagnarsi'.
Possiamo vederla così: e cioè fatto per la giuria,per il pubblico americano,per la cassa e per la popolarità;
E possiamo vederla così: Sorrentino,attraverso gli occhioni blu di Cheyenne,uno stratosferico Sean Penn (tanto per gradire),e con Iggy Pop in sottofondo (sulla colonna sonora possiamo anche evitare di dire quanto sia 'appagante'),lancia un monito di speranza del tutto immaginabile...
Perchè sarà anche che la vita è complicata e bella. Sarà che son troppe le cose che non sappiamo ma almeno immaginare,bello o brutto che sia,ci porta oltre.
Ci porta a domani.
E se il domani deve essere il posto,io ci vado volentieri.
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