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Margin Call

Regia di J.C. Chandor vedi scheda film

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La recensione su Margin Call

di bradipo68
8 stelle

Se il cinema è lo specchio fedele dei cambiamenti occorsi negli ultimi tempi si spiega allora la proliferazione di film che trattano a vario titolo della crisi economica che sta annichilendo coscienze e portafogli . Gradualmente stiamo conoscendo un mondo che fino a poco tempo fa ci era totalmente ignoto, nascosto tra le nuvole dell'alta finanza, là dove solo i colletti bianchi osano volare.
E' il caso di questo Margin Call che definire nuovo non è appropriato.E' stato infatto presentato prima al Sundance nel gennaio del 2011 e poi il mese dopo ha partecipato anche al Festival Internazionale di Berlino. Sulla scorta di una nomination all'Oscar 2012 per la sceneggiatura qualche anima pia in Italia si è decisa a farlo finalmente uscire al cinema.
Già la sceneggiatura.
Fondamentale in un film come questo in cui le parole e i numeri sono usati come corpi contundenti. I dialoghi funzionano, sono pressanti, non spiegano quasi nulla ( del resto chi nella platea è un analista finanziario in grado di seguire tutti gli algoritmi di questo buco nero che sta inghiottendo i soldi del mondo) ma catturano l'attenzione dando l'illusione a chi è dall'altra parte dello schermo di occupare una poltroncina di quel tavolo oblungo dove impazza il brain storming per cercare di trovare una via d'uscita al fallimento.
E si capisce subito che l'unica soluzione da praticare sarà quella più drastica, una gigantesca partita finale a palla avvelenata in cui chi viene toccato da questi titoli tossici muore. Finanziariamente.
Margin Call racconta da dentro l'implosione che sta vivendo il nostro sistema economico. La prospettiva è di chi in qualche modo questa crisi l'ha provocata e allo stesso tempo cerca di porvi rimedio turando falle.
Anche se a volta i rimedi si possono dimostrare peggiori dei danni provocati.
J.C Chandor, che ha scritto e diretto questo film, suo esordio sulla lunga distanza , evidentemente conosce bene questi meccanismi , visto che suo padre ha lavorato per oltre trenta anni per la Merrill Lynch (cit. imdb.com).


Quello che stupisce è che nell'organizzazione gerarchica piramidale di questa agenzia, più si sale verso il vertice dell'azienda e più diminuisce la competenza specifica del lavoro. Al piano basso ci sono gli amanuensi, scribi da tastiera di computer che si ulcerano gli occhi a forza di analizzare numeri e dati che come soldatini sfilano ordinatamente sullo schermo. Più in alto ci sono le talpe dei capi, i talent scout con il compito di fare da raccordo tra il vertice e la base. Al vertice gli squali che non hanno le competenze  dei sottoposti ma servono solo a dilaniare prede( e personale) alla prima traccia di sanguinamento.
In un mondo selvaggio in cui vige la legge dell'homo homini lupus i conti si faranno solo alla fine.
E coloro che saranno sopravvissuti non avranno granchè da gioire.
Margin call accanto a questi meccanismi che hanno creato la bolla economica legata alla catastrofe dei mutui subprime racconta le frustrazioni personali di un pugno di personaggi a cui un cast straordinario riesce a dare vita in modo convincente.
Dall'ansia per aver perso un lavoro che era il sogno di una vita, alle macerie della vita di privata che fatalmente si intersecano con il lavoro ( il personaggio di Kevin Spacey  appare più scosso dalla morte del suo cane che da tutto quello che sta mettendo in ginocchio il sistema economico capitalistico), fino all'inghiottire i propri ideali e il proprio orgoglio in nome del dio dollaro.
I soldi servono sempre.
Lo stesso argomento ma in modo più asettico è stato raccontato nell'ottimo film tv targato HBO ( una garanzia)  Too big to fail di Curtis Hanson che ha raccontato per filo e per segno come sono andate veramente le cose in quelle fumose stanze dei bottoni della Lehman Brothers .
(bradipofilms.blogspot.com)

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