Regia di Paul Weitz vedi scheda film
I “little Fockers” del titolo originale sono una bufala. Per non rimestare la solita solfa e ripresentare le stesse tematiche proposte sotto un punto di vista differente, gli autori si sono inventati una sorta di diversivo fin dal titolo, che in realtà è una “sòla”. I piccoli figli di Pam e Gaylord avranno sì e no 3 scene, e tutte senza un senso: nulla da togliere né da aggiungere alla storia. Così come un’enorme delusione sono le comparsate, nella migliore ipotesi, se non addirittura i camei delle tre (importanti) new entry del cast: Jessica Alba, la seducente dottoressa che promuove viagra per cardiopatici, è coinvolta veramente nella storia, ma senza incidere: il suo personaggio potrebbe stravolgere la vita dei Fotter, ma di fatto non lo fa, rimanendo un aborto di sceneggiatura; Laura Dern, la maestra della scuola perfettina per i piccoli Fotter, annuisce e dice due battute, per il resto rimane sullo sfondo dell’antropofago duo Deniro – Stiller; Harvey Keitel ha il ruolo più inutile: il capocantiere incaricato di ristrutturare l’esterno della casa di Gay e Pam, ha due scene (di numero) e anche lui è una figura talmente marginale per la storia da essere quasi superflua.
Il film si rivela un grande bluff. Ma era da aspettarselo, per la grandezza dei primi due episodi, da cui questo terzo si differenzia sia per il fatto di non aver nulla di nuovo da raccontare, sia perché è decisamente meno divertente. Se si eccettua il riferimento ai mostri sacri “Il padrino” e “Lo squalo”, un citazionismo non esattamente originale per quanto convincente (sono gli unici momenti in cui si ride davvero), per il resto scompaiono la goffagine di Greg, la disciplina del patriarca Jack, la figura determinante di Dina; tutti perdono importanza perché ne acquista, e tanta, Kevin (Owen Wilson), asceta spiritualista incline alla pace e all’amore fraterno, che sconvolge l’armonia di casa, organizza la mega-festa dei gemellini, istiga involontariamente l’infedeltà dell’amorevole Greg.
“Vi presento i nostri” anche nel titolo italiano si rivela banale (che senso ha in fondo?) e passa agli annali come un prodotto “dovuto” (visto il successo dei primi due episodi), che si compiace del suo passato e non rischia nell’inventarsi qualcosa di veramente nuovo (abbozzandolo appena, come la differenza di carattere dei due gemellini – lei spietata come suo nonno, lui pacione tale e quale al padre – che non viene sviluppata quasi per niente). Data la sua incontrovertibile piattezza il terzo episodio sembra aver raggiunto il poco invidiabile primato di aver quasi abbattuto in un sol colpo la lusinghiera fama che la saga dei Fotter era stata meritatamente capace di conquistarsi.
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