Regia di Marco Risi vedi scheda film
Quando un regista decide di fare un film sulla malavita di oggi, sa che gli piomberanno a dosso fiumi di critiche non sempre positive, anzi più che spesso negative. Marco Risi dirige un dramma di molti che ha il volto di uno: Giancarlo Siani, ottimamente interpretato da Libero De Rienzo che lo imita anche nei passi e nei gesti. Avvalendosi di un’eccellente fotografia fatta di mezzitoni cupi e per niente luminosi, dove anche il sole sembra appannato. Risi circonda il protagonista di fantasmi che lo coinvolgono in fatti (non) illegali e poi lo lasciano in una solitudine che si espande dentro di lui come la paura, si allarga allo stesso modo in cui quelle macchie di sangue, con cui nessuno si vuole sporcare, si allargano sul pavimento freddo sul quale giacciono i cadaveri di quelli che troppo parlano e/o troppo sentono. Gli ultimi mesi divita di colui che era un giornalista-giornalista, poco citato e anche meno ricordato, omaggiato con questa pellicola perfetta che però passò in sordina tanto che, qualcuno, nemmeno lo sa che esiste un film che parla di Giancarlo Siani, il giornalista ucciso dalla camorra perché… perché faceva il giornalista.
Un film commovente, che lascia dentro un senso di schifo (perdonate il termine ma non riuscivo a trovarne un altro altrettanto appropriato) per un sistema che sembra(va) normalità e dove il sapere, talmente sentito di essere vicino alla fine si saluta con un sorriso di stupore, consapevole di non rivedere più il sole.
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