Regia di Marco Risi vedi scheda film
Vicenda delicata e drammatica, quella di un altro eroe silenzioso di un'Italia coraggiosa; il giornalismo di denuncia è storia vecchia, ma purtroppo pure non troppo popolare. Quindi ben venga questo film, che neppure si prende la briga di risultare eccessivo: nè agiografia, nè poliziesco o film d'azione (si sottolinea da sè la scena della morte del protagonista, ritratto con una smorfia di curiosità nell'osservare i suoi killer e poi mostratoci semplicemente cadavere, senza abusare della spettacolarità del momento), e neppure un semplice documentario. Risi ci dimostra ancora una volta di essere degno del cognome che porta - e per di più dedica al padre il lavoro. La storia, cinematograficamente ben scritta (ad es. inizia con il protagonista che parla del momento della sua morte), svela l'intreccio fra le due istituzioni che convivono felicemente sul territorio napoletano, cioè Stato e camorra, e sottilmente suggerisce come terzo lato di questo triangolo di squallore e corruzione - morale e materiale - il giornalismo, cogliendo un Siani che lavora in nero e che viene perennemente scoraggiato da tutti, anche dai colleghi, nel proseguire le sue indagini. Ben fatto, nell'anno del cinquantesimo della nascita del (mancato) giornalista.
Ascesa professionale dell'intraprendente giornalista (senza contratto) Giancarlo Siani, che nella Napoli della metà degli anni '80 denuncia le malefatte di una famiglia di camorristi. Immediatamente ucciso.
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