Regia di Marco Risi vedi scheda film
"Fortpasc'" è una storia dai toni stridenti, perché non c'è nulla di più grottesco del ghigno di un potere che impedisce l'accesso alla Verità. E lo scenario è popolato di personaggi sghembi, avvolti in una forma di ingenuità nervosa, convulsa e maldestra, perché la vita è dura per chi non riesce a sapere, ed il mondo, visto dal basso, è proprio fatto male. Queste dissonanze cinematografiche sono il tributo che, nella poetica di Risi padre, la commedia all'italiana ha pagato al neorealismo: un codice stilistico in base al quale il profilo dei protagonisti deve essere, fin dall'inizio, segnato dal destino. I "difetti" diventano così i presagi della sorte infausta dei "perdenti", ed i marchi a fuoco della loro inferiorità nelle gerarchie politiche e nel campo di battaglia della storia. Giancarlo Siani è un ragazzo miope e timido, che non conosce le malizie della seduzione e del compromesso, e, per questo, perde la sua donna e il suo migliore amico. Il suo "limite" è l'incapacità di ammettere alternative alla propria inflessibilità, e di vedere vie secondarie lungo la strada maestra delle proprie convinzioni. La forza-debolezza dei suoi ventisei anni è l'indissolubile continuità tra desiderio e determinazione, che crea una linea d'azione personale cieca ad ogni regola e trasversale ad ogni schema. La sua gioventù è immune dal codice non scritto del "saper stare al mondo", che, in questa vicenda tipicamente italiana, si rivela più che mai come un indigesto intruglio di saggezza e tradizione, di viltà ed opportunismo.
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