Regia di Marco Risi vedi scheda film
Un ottima pellicola di un regista spesso altalenante, ma che sa descrivere come pochi la cronaca nera di un Paese spesso tribolato come il nostro, come già fatto diciotto anni prima ne "Il muro di gomma"
"Ci sono giornalisti-impiegati e giornalisti-giornalisti: questo è un Paese per giornalisti- impiegati". Con queste impietose parole del capo redazione, il giovane Giancarlo Siani si approccia al mestiere di giornalista seguendo il secondo filone, e lo fa in una terra dove dire certe cose equivale a versare un acconto per il proprio funerale. Ma Siani è osso duro, non demorde e riesce ad approdare alla redazione centrale de "Il Mattino" di Napoli, tuttavia le nubi si faranno sempre più dense e ne segneranno la tragica fine, una morte annunciata in una terra che non prevede assoluzione e perdono. E' forse uno dei migliori film di Marco Risi, regista di alti e bassi ma con una indubbia capacità di saper raccontare la cronaca nera di questo Paese con un ritmo ed una capacità descrittiva notevoli. E grazie anche all'ottima prova del compianto Libero De Rienzo, perfettamente immedesimato in un Siani tutt'altro che "chiuso" nel suo mondo ma con una vivace vita privata ed una montagna di aspettative e desideri per il futuro, il film racconta efficacemente di quanto sia difficile, come già ne "Il muro di gomma", scontrarsi con la verità senza nascondere la testa sotto la sabbia.
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