Regia di Lucio Fulci vedi scheda film
Fulci, attivo da oramai vent'anni, era spesso sottoutilizzato per regie di prodottini alimentari (Ciccio e Franco, Buzzanca-superuomo, etc.), ma di tanto in tanto riusciva anche a girare qualcosa di più nettamente personale. Qui, neanche a dirlo, siamo nella prima delle due categorie: anche se il poliziottesco è giunto alla fine del suo periodo di gloria e anche se Il padrino (1972) di Coppola comincia a essere un po' datato per una sua riproposizione in salsa partenopea, Luca il contrabbandiere punta verso queste direzioni e senza particolari idee innovative, sfoderando un intreccio un po' facilotto e dai retrogusti vagamente bacchettoni (la netta presa di posizione contro lo spaccio di droga è quasi di tendenza destroide, assoluta: ma d'altronde questi sono i canoni del filone poliziesco all'italiana, va riconosciuto). Nella sceneggiatura scritta con Ettore Sanzò e Gianni De Chiara, Fulci riesce comunque a inserire un paio di sequenze truculente che lasciano per lo meno un minimo di segno su una pellicola altrimenti - francamente - monotona. E che costituiscono una sorta di firma dell'autore, che negli anni successivi si dedicherà quasi esclusivamente all'amato genere horror. Fabio Testi è il protagonista che è (non ci si può certo attendere grandi cose, insomma), ma è anche il nome principale in cartellone insieme a quello di Marcel Bozzuffi, con una partecipazione laterale, inoltre, di Venantino Venantini. Musiche briose di Fabio Frizzi. 2,5/10.
Napoli. Una banda di contrabbandieri di sigarette viene insidiata da rivali che giocano sporco, importando nella zona il mercato della droga. Ed è subito faida.
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