Regia di Philippe Claudel vedi scheda film
Philippe Claudel ha raggiunto il successo internazionale come scrittore nel 2003, quando ha vinto il Premio Renaudot col noir Le anime grigie (edito in Italia da Ponte alle Grazie): erede della grande narrazione novecentesca, la sua è una prosa in cui rivive la cupa visione di Poe, di Simenon, di Fournier. Ti amerò sempre segna il suo esordio nella regia in un film di cui ha scritto anche la sceneggiatura. Juliette ha passato quindici anni della sua vita in carcere. Quando esce, la sorella minore Léa la accoglie nella sua casa e nella sua vita, cercando di riallacciare i fili spezzati di un affetto e di ritrovare nella sorellanza i motivi e la forza di vivere ancora. Claudel dipana sapientemente i contorni di un mistero, lo riempie di luci e di ombre, offre in sacrificio il volto sofferto di Kristin Scott Thomas. Il film non mantiene fino in fondo le promesse (la soluzione del giallo è molto più rassicurante e convenzionale di quanto si lasci intuire all’inizio). Nella parte finale si ridimensiona l’atrocità della colpa e con essa scompare anche la grandezza tragica dei personaggi. Ma in ogni immagine si può ritrovare qualcosa di vero, e questo ci può bastare.
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