Regia di Mark Herman vedi scheda film
L'orrore e il nonsenso dell'olocausto visti attraverso gli occhi di un bambino tedesco che diventa amico di un coetaneo ebreo imprigionato in un campo di concentramento.
La premessa poteva generare un drammone strappalacrime anche un pò sdolcinato, invece questo film sorprende per l'asciuttezza, la lucidità e la poeticità del racconto che riesce lo stesso a coinvolgere fino in fondo, fino ad un finale amarissimo ma quasi necessario.
La tragedia della seconda guerra mondiale, l'irrazionalità della persecuzione antiebraica trovano qui una riflessione pura, semplice, assolutamente genuina: perchè se tutti ragionassimo come i bambini ci accorgeremmo dell'inesistenza di talune diversità che ancora troppo spesso sono motivo di un ingiustificato odio.
A questo proposito molto significativa la frase che apre il film di John Betjam che diventa la chiava di lettura di tutto il racconto, il cui unico difetto mi è sembrata la brevità di alcune scene, specialmente nella seconda parte.
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