Regia di Mark Herman vedi scheda film
Tratto piuttosto liberamente dal romanzo omonimo di John Boyne, un film sulla Shoah a ricordare la barbarie, sadicamente crudele, dell’uomo contro minoranze innocenti ed indifese. L’orrore di questo genocidio viene filtrato attraverso gli occhi di un ragazzino, Bruno, figlio del comandante del campo di sterminio, che per la voglia di conoscere e di esplorare si porta vicino ad una “fattoria”, nei pressi della villa in cui si annoia per mancanza di compagni di gioco, ma in cui è costretto a vivere e incontra un suo coetaneo, Shmuel, desideroso di saziare la cronica fame e di ricevere quell’affetto di cui sente la mancanza. Tra i due universi infantili, uno agiato, plagiato, influenzato dal comportamenti del padre, dei sui aiutanti, da precettori infarciti delle dottrine dominanti, da false rappresentazioni cinematografiche e l’altro pieno di sofferenza, di rassegnazione, di incredulità per quanto gli sta succedendo, di paura, si istaura un rapporto stretto di amicizia. I due universi si intersecano, si inseriscono l’uno nell’altro sino a superare le soglie che Bene e Male hanno costruito ed evolvono versi un inevitabile finale drammatico. Il regista, Mark Herman, si muove con abilità evitando cliché e sentimentalismi di facciata, ma affrontando con lucidità il tema, confezionando un prodotto che risveglia nello spettatore sensazioni di intollerabile sofferenza. Particolarmente efficace il suo soffermarsi sulla porta della camera a gas a significare la netta separazione fra gli “oggetti” di una insensata crudeltà ed il raccapricciante mondo esterno. Tuttavia incorre in errori narrativi insopportabili. Alla festa di promozione del padre viene cantata una canzone americana e, se anche siamo nel ’40,vista la rigidità del credo nazista, non appare congrua. I rapporti fra i due bambini, ai margini di una rete elettrificata non appaiono realistici, avvengono in una parte del campo stranamente priva di sorveglianza esterna, non è presente una torretta di sorveglianza, vi sono numerose macerie all’interno del campo che possono essere sfruttate per nascondersi e permettere una fuga. Non mi risulta che il zyklon B venissero gettati da una finestrella sul tetto della camera a gas, ma fatti cadere attraverso un tubo. A parte queste incongruenze rimane la necessità di mantenere viva la Memoria per non considerare superato un debito che rende oscuro il nostro passato. Voto 7, esclusivamente per il contenuto.
Ragionevole, supportante
Discontinua, a tratti lucida e tirata, a tratti "sbadata
Non è facile far recitare un bambino, ma il piccolo Bruno riesce a dare credibilità al suo personaggio
Odiosa parte di sterminatore e di padre. Recitazione sufficiente
Elisa, madre di Bruno, non riesce a definire con chiarezza il suo atteggiamento nei confronti dello sterminio. Niente di speciale
Tenente Kotler, sufficientemente arrogante
Il piccolo Shmuel offre una bella prestazione, espresssiva e coinvolgente
Figura di sendo piano come nonno seguace delle teorie idiote vigenti
Nonna di Bruno. Appare troppo poco per esprimere un giudizio
Tutore dei giovani, si barcamena abbastanza bene come fanatico propugnatore di idee precotte
Pavel, medico costretto a pulire le patate. Prestazione soddisfacente
La cameriera Maria si presta nella sua interpretazione
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